O DE II. A C. SALLUSTIO CRISPO. Caisro, avverso a metal , cui serbi chiuso RISPO a , Non trae splendore. Fama immortale. Servan te solo. Cagion non svelle. Voci usar false; Sol concedendo il meritato lauro Securo il regno e 'l serto ad uom , che puote Fissar su' mucchi torreggianti d'auro Pupille immote. ODE III. AD Q. DE LLIV M. Agora EQVAM memento rebus in arduis Servare mentem , non secus in bonis Ab insolenti temperatam Laetitia , moriture Delli ; Seu maestus omni tempore vixeris Interiore nota Falerni ; Qua pinus ingens , albaque populus Lympha fugax trepidare rivo: Huc vina, et unguenta , et nimium brevis Flores amoenos ferre iube rosae, et aetas , et sororum Fila trium patiuntur atro. Dum res, Cedes coemptis saltibus , et domo Divitiis potietur heres. ODB III. A Q. DE LLI O. E l' uman corso imperturbabil alma , o sia tempesta , o calma: O tutti gli anni a te scorran dolenti O chino il fianco su l' erboso prato , Lontano da l' accorger de le genti , Ne' di festivi fàcciati beato Il buon falerno, e che tel rechin brami Del più antico millesimo segnato , Dove a l'amica ombra ospital ti chiami Pioppo albeggiante , e smisurato pino , Tetto facendo d'intrecciati rami, E la fuggevol onda un cristallino Ruscel diffonde , e mormora e s' affretta Obliqua gorgogliando in suo cammino. Sinchè tempo, e fortuna tel permetta E ancor la terza de le tristi suore L'adunca force a l'atro fil non metta Di amene rose il troppo fragil fiore Fa recar ivi, e'l cecubo , ed il chio, E 'l grato de' Sabei liquido odore. Addio selye , che aggiunsi al poder mio, Innaffiato dal Tebro, con languente Voce alfin dir dovrai , magione addio. E come veltro , che la preda addente , L'erede a 1 oro che da te si abbica, Stenderà l'ayid' uoghia impaziente. 2 Divesne, prisco natus ab Inacho, Nil interest , an pauper , et infima De gente sub dio moreris , Victima nil miserantis Orci. Omnes eodem cogimur : omnium Exsilium impositura cymbae. O ricco yanti di tua stirpe antica o i giorni miserabile Trai , di vil sangue nato, a l'aria aprica , Se' vittima a Plutone inesorabile. Tutti spigne tal forza ad egual mcta , Che a pugnar seco è mortal forza inabile. Tutte da la grand' urna irrequieta Le sorti estrae, qual pria, qual poi, la Parca, E da quel lido , ove tornar ne vieta , Indi cincalza entro la stigia barca. |