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trina morale. Laonde perciò fin da Cicerone (1), e poi da S. Agostino (2) fu rampognato Omero, perchè in vece d'attribuire a' fuoi Eroi le fovrumane, è divine virtù, che farebbero state bene a' fuoi Dei, trasferi negli Dei i vizj più enormi, che farebbero stati male negli uomini. I Poeti Tragici poi, che fanno profeffione di purgare gli animi dalle paffioni, fono anch' effi riprefi, perchè prima d' ogni cofa l' eccitano, e le ravvivano al maggior fegno; ed un grandiffimo fcrittore di moralità, e forfe il maggiore che fioriffe nel secolo pasfato in Francia, fa offervare ne' maggiori Tragici delLa fua nazione, anche nelle Tragedie Spirituali, questo vizio. Ciò non fi può dire de' Poeti Satirici, che prendono a biafimare a vifo fcoperto il vizio, e a difvelare tutte le magagne, che nelle azioni degli uomini fi rincontrano, e alzando di poi fieramente il braccio con afpro flagello le caftigano, e le mordano senza rispetto, ufizio fanto, e buono, e profittevole, per lo che i Poeti fatirici in particolare furono meritamente da Giovanni Saresberienfe Ethici appellati. E tanto è maggiore l'utilità, in quanto proprietà effenziale della fatira fi è il riprendere i vizi, che più degli altri trionfano nel fuo tempo, e il farlo non Jolo con forza, e vigore, ma anco con un motteggiar festeggevole infieme, e decorofo, di lungi però dal vile, e plebeo. Ma fa di mestieri di por cura, acciocchè non fi urti in tre fcogli, i quali pochi finora hanno saputo schifare, e sono la calunnia, la maledicenza, e la lafcivia; dal primo de' quali non andò efente preffo i Greci l'antica comedia, laonde ne fu

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(1) Cic. Tufc. quest. libr. x. (2) S. Agost. Conf. l. 1. cap. 16o,

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fu riprefa da Cicerone, dicendo: Quem illa non attigit, vel potius quem non vexavit? cui pepercit? efto, populares homines, improbos, in rempublicam feditiofos, Cleonem, Cleophontem, Hyperbolum læfit: patiamur; etfi hujufmodi cives a cenfore melius eft, quam a Poeta notari; fed Periclem, quum jam fuæ civitati maxima auctoritate plurimos annos domi, & belli præfuifset, violari verfibus, & eos agi in scena non plus decuit, quam fi Plautus nofter voluifset, aut Nævius P. & Cn. Scipioni aut Cæcilius M. Catoni maledicere. (1) E il facetiffimo, e nel genere fuo maravigliofiffimo poeta Fiorentino Francesco Berni, pure nel fatto della calunnia peccò gravemente, avendo rivolto il fuo ftile contra un fanto e dotto Paftore, che i corrotti coftumi della fua Corte avea prefo efficacemente a riformare . Ma oltre a non apporre falfi delitti fi dee guardare il poeta dal difcoprire gli occulti, effendo ciò troppo non folo contrario all' amore del proffimo, ma anche opposto all' umana focietà. Per quefto Cicerone vorrebbe che questi fciagurati piuttosto dal pubblico cenfore a ciò deputato foffero riprefi, che con privata autorità dal Poeta. Anzi fino dagli antichiffimi tempi le leggi delle dodici Tavole, comechè a pochi delitti arveffero anneffa la pena capitale, pure a chi occentavifset (che vale , come spiega una antica gloffa, infame, carmen nominata perfona edere) avevano la pena della testa decretata. Perciò nelle fatire fi vogliono tacere i veri nomi, come comanda nella fua Poetica il noftro Menzini : Tu

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(1) 1.4. de repub. appo. S. Agost. 1.2.6. 9. della città di Dio.

(1)

Tu s' hai fior di giudicio intero, e fano E s' hai la penna di prudenza armata Da i veri nomi ti terrai lontano. E non fare come quei buffoni da' Greci appellati ßwμoréxor, che per dire una facezia non la risparmiavano nè pure agli amici, come ce gli defcrive Ariftotile, e nella Satira 4. del libr. 1. Orazio :

dummodo rifum

Excutiat fibi, non hic cuiquam parcet amico Taccianfi adunque per regola univerfale di carità, e d'onestà i nomi, e mordanfi i viz. Il che fe arveffe fatto Dante nella prima Cantica della fua per altro divina commedia, non farebbe incorso nel biaftmo de critici, che non ebbero riguardo di chiamar fatira quefta parte del fuo poema. In ciò furono più religiofii Latini, come Petronio, benchè deffe malamente nel terzo inciampo ; e Giuvenale, che fagliandofi contra i vituperofi coftumi di quella stagione, finge di dir contro a coloro,

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Quorum Flaminia tegitur cinis atque Latina e perciò quafi fempre ufa i nomi finti; e Perfio, che è più contra i tempi paffati, e non nomina mai nessuno, talchè alcuni per lo contrario appena lo degnarono del nome di fatirico; poichè fembra folo

pallentes radere mores

Doctus, & ingenuo culpam defigere ludo. (2) Orazio, che vi appofe qualche volta il nome proprio fa una lunga e bella fcufa nella Satira 4. del libro prie dice frall' altre, che queste fue Satire non le leggeva a nessuno, nè le lafciava vedere all' aria :

mo

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(1) Art poot. l. 3. (2) Sat. 3. v. 15.

Quum

Scripta legat, vulgo recitare timétibus: ob hanc rem
Quod funt, quos genus hoc minime juvat, utpote
plures
Culpari dignos.

Il terzo fcoglio, dove fi vanno miferamente a perdere i poeti Italiani non folo fatirici, ma giocofi d' ogni altra guifa, è l'immodeftia, e l' ofcenità, in cui, colpa, e vergogna del guasto mondo, i noftri Rimatori, quantunque illuminati dalla legge immaculata del Signore, banno di lunga pezza fuperato i Gentili; talchè con noftro, vitupero eterno ci udiamo rimproverare, che Oggi al temprar delle Tofcane corde

Tingonfi in Pindo di vergogna il vifo

Vergini Dee, ch' effer vorrebber forde. (1) Ne mi occorre qui ftare a fare la numerazione di chi in questo pantano ba traboccato miferamente, che trop po noti, e troppo frequenti fono gli fcandolofi, e non mai abbastanza deplorabili efempj

Tutte queste avvertenze ebbe in animo d'offervare in gran parte Benedetto Menzini, di cui prendo adesso a riftampare le Satire, poichè egli non le volle mai dare alla luce, ed a pochi anche le leffe, mentre che egli vivea, e tacque i nomi di coloro, contra i quali, Vibrò fuoi detti in fulmini conversi E maggiormente farebbe stato da lodare, fe egli fi fofSe tenuto più fulle generali, come fece nelle fue Satire il grande Ariofto, e non avesse si particolarmente deScritte le perfone, che deffe materia a' lettori di ap

(1) Menz. Sat. 4. (2) Red. Ditir,

(2)

pro

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di

propriare i riprefi vizj a quefto, e quello, cofa molto biafime-vole e per chi ne dà l'occafione, e per chi fe ne prevale, tanto più che alcune delle perfone, che fi pretende effere morfe in questi componimenti, erano degne di lode; e di vita, e di costumi irreprenfibili. E per questo non fi aspettino i lettori di vedere come forfe alcuni bramerebbero, dicifrati i nomi di Curculione, d' Ercolano, di Malturo, di Santimbratta, Chioccino, e che fo io ; nè per avventura fece cofa lodevole, chi pretefe di fvelarne il nafcofo fignificato; e quantunque gli colmaffe di lode, e proteftaffe, the e' foffero a torto dal poeta proverbiati, tuttavia fece loro più male, che bene. Noi dunque defideriamo, che quefte Satire fieno lette, e ammirate per la bizzaria, e per la vivacità, e fierezza de' concetti, per la forza, ed energia onnipotente dello stile, e per l'efpreffione gagliarda, e miracolofa delle fceltiffime voci adattiffime a quefto foggetto, per lo fuono grande, e pieno, e maeftofo del verfo, per le quali virtù il noftro Autore in si fatto componimento apparve di fe ftef fo Superiore, e venne a fopravanzare l'altre fue quan→ tunque belliffime, e pregiatiffime opere, per cui meritamente potê vantarsi d' effere stato nel fuo fecolo delle Tofcane Mufe ristoratore. A tutte queste virtù vi fi aggiugne una ferocia terribile, e uno Spirito fieramente fatirico, nel che tira più da Giovenale, che da Orazio, e veramente fi può dire, che per isferzare i vizj egli

Ha pien d'amaro, e velenofo tofco (1)

(1) Menz. Poet. l. 3.

que

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