Fu concesso il partirsi da 'l severo 120 Qui s'è fermato il punto: e non s'è visto Che varia il pomo or frondi, or frutti, or fiori, Seguendo la stagion, ma sempre è pomo, Non mai o fico o pero od aspro sorbo. 125 Or s'è trascorso sí, che le commedie Piú commedie non son, ma ciance inteste A trar da' plebei cori infame riso, Indegne de l'orecchie cittadine Non vive odio o disdegno, ed è ognun fatto 135 Giusto conoscitor de' suoi difetti. Forse, s'or vergar carte e oprare inchiostro Se ben che non precetti immaginati Seguí mia Musa, ma gl'interi e saldi; 140 E, s'ivi errô, qual uom spira e non erra? Or questa, ch'io vivendo, a 'l primo Alfonso Composi e posi in sontuosa scena, E I Suppositi ha nome, invitto Sire, 145 Onde qui s'orna l'Accademia vostra. Voi gradite il buon zelo e la lor fede. Là vien chi me accomiata: ed io ritorno, 150 130. Allusione alla commedia dell'arte sciolta e licenziosa. 131-132. Versi del PETRARCA, canz. Italia mia, 63-64, mutata l'ultima parola. 138. Nota il costrutto forse unico del verbo purgare con doppio complemento oggetto. 147. Evidentemente la recita fu preparata dalla famosa Accademia Ferrarese instituita nel 1567; cfr. il mio Ferrara e la Corte estense cit., p. LXXVIII, e mia Vita di T. Tasso. I, p. 121. |