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Dal XII secolo, i materiali raccolti nel 1883, ci portano d'un La coronazione tratto al XIV.

Nella bottega di un'antiquaria milanese si trovava un bassorilievo in marmo di forma quadrata, di 60 centimetri di lato, rap

della Vergine Bassorilievo campionese (XIV secolo).

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presentante il Redentore che incorona la Vergine e parecchi angioli. La Consulta del Museo lo acquistò, trovandolo interessante lavoro della scuola campionese, ossia di quella scuola che venne formandosi in Milano verso la seconda metà del trecento sotto l'influsso di Giovanni di Balduccio da Pisa, e non solo disseminò le sue opere nella Lombardia, ma ne lasciò pure molte, ragguardevolissime, a Verona e qualcuna a Venezia.

Il Redentore è seduto sopra un bisellio accanto alla Vergine, sul capo della quale egli depone la corona, mentre che tiene la

sinistra sopra un libro aperto. una figura maestosa, dalla testa nobile, con capigliatura e barba a larghe masse, il viso di un'espressione dolce e serena, lo sguardo fisso, profondo e di carattere deciso, analogo allo sguardo dei personaggi del Balduccio e che assai di rado i campionesi hanno saputo e magari anche pensato di imitare dal loro maestro. L'azione della mano destra, che depone la corona, è spigliata, la mano è eseguita bene. Migliore ancora la mano sinistra che posa sul libro; è artistica nella disposizione delle dita, il cui studio anatomico è molto accurato. In queste due mani c'è la stessa energia della testa. Il corpo impostato bene, ci presenta però un tronco piuttosto esile sovratutto nel torace e nelle spalle, la spalla sinistra è assai sfuggente, debolezze coteste assai frequenti nelle stesse opere originali del Balduccio. Il panneggiamento a partiti larghi, grandiosi, di molta verità e distinzione. Il manto che avvolge tutta la persona, lascia però libero il braccio destro e la parte superiore destra del torace, come nelle antiche statue di Giove, e ben si sa che i Pisani si ispirarono assai alle opere classiche.

La Vergine ha una grande espressione di fede, l'atto suo dell'inchinarsi leggermente colle braccia incrociate sul petto, è pieno di fiducia e di dolcezza, ed è tanto più bello perchè quell'inchinarsi è appena sensibile, non c'è punto esagerazione, nè accentuazione drammatica. Anche le pieghe del suo manto son nobili e belle, ma pur troppo la testa (forse perchè malconcia dall'ingiurie del tempo) appare massiccia, tuttavia non è priva, come dissi, di espressione dolce e fidente; le mani son brutte: qui pur troppo abbiamo per ciascuna mano una massa grossolana divisa da quattro solchi che delinean le cinque dita, veri cilindri e nulla più. Questo difetto però è maggiormente accentuato dal deterioramento del bassorilievo. E son coteste due magagne della testa massiccia e delle mani così goffe della Vergine che pur troppo stuonano in questo bel lavoro, lavoro così bello ed affine a quelli del Balduccio in tutto il rimanente, ma pur ricco di caratteri personali, massime nella testa del Redentore, nella sua espressione.

Il bisellio sul quale siede la Coppia Divina è ancora il bisellio antico, ricoperto del cuscino, reminiscenza classica adottata dai Pisani e passata nei pittori sanesi e fiorentini. Il Balduccio ce ne diede un alto saggio nelle due figure sedute del centro del davanzale della tomba di Azzone Visconti, posseduta dal principe Trivulzio. Dietro al Redentore ed alla Vergine, due angioli dalla veste stretta, aderente al corpo, con maniche adorne di quella solita fila di bottoncini (così pure sono le maniche della Vergine), sostengono una tenda, alzandola in alto come se volessero formare un baldachino. Hanno la testa rotta. La loro movenza è semplice e naturale. Dietro ancora e più in alto, sporgon cinque angioli musicanti, pur troppo tutti colla testa rotta, ma ancora interessanti non solo per i loro strumenti, ma per le loro vesti tutte di piume disposte a serie.

Passiamo ora ai confronti con altre opere.

La stessa composizione, identica nelle linee generali, ma sempre con qualche variante, appare in un'opera esistente a Verona ed in parecchie altre opere campionesi sparse in Milano.

Nel grande monumento di Cansignorio nel cimitero di S. Maria Antica a Verona, opera di Bonino da Campione, una delle fronti minori del sarcofago, presenta un bassorilievo della Coronazione della Vergine. La composizione è quasi la stessa del nostro bassorilievo, colla differenza che gli angioli sono quattro soli; due sostengono la tenda e due suonano strumenti. Le figure del Redentore e della Vergine sono le stesse esattamente, ma l'esecuzione artistica è più debole: basti osservare la testa grossa, pesante del Redentore, mancante del tutto della maestà di quella del nostro bassorilievo.

Anche nella faccia posteriore del sarcofago del monumento funerario equestre di Barnabò Visconti, in questo stesso Museo, troviamo ancora la coronazione della Vergine, copiata da quella del monumento or ricordato di Verona, colla sola variante che tutti e quattro gli angioli suonano strumenti. È opera più rozza ancora (').

(') Concordo col D.' A. G. Meyer nel ritenere che il monumento di Barnabò sia inferiore a quel grandioso monumento di Verona, che tutt' al più

Nella sesta cappella a destra della chiesa di Sant' Eustorgio, al disopra, anzi quasi a cornice della lapide tombale figurata di Agnese Besozzi, il monumento sepolcrale a colonne, che ritiensi eretto per Uberto III Visconti, contiene pure nel davanzale della cassa la stessa rappresentazione della coronazione della Vergine. La composizione è però maggiore in lunghezza, più ricca di figure, solo la parte centrale ripete il nostro bassorilievo, con alcune varianti e differenze di stile. Gli angioli che formano il coro qui sono dieci e non suonano strumenti. Il Redentore dalla persona più snella, ha però il viso meno bello; il braccio destro che depone la corona sul capo della Vergine, è teso duramente; la spalla destra qui finisce a scomparir del tutto; la mano destra è pur appoggiata sul libro, ma tenendo anche una palla, forse il globo della terra, cosi meschino che pare un arancio, e le dita non son punto belle come nel nostro bassorilievo. La Vergine ha lo stesso tipo, ed anche brutte dita, una mossa altresì disinvolta come il Redentore. Ma entrambe queste figure del bassorilievo di Sant'Eustorgio sono di stile inferiore a quelle del nuovo bassorilievo di Brera; la massa delle pieghe delle vesti è identica nell' assieme però assai sommaria, rimane gretta e poco vera. Un'ultima deficienza ed assai grave: l'artista aveva a sua disposizione una lastra di marmo troppo bassa, il marmo gli venne a mancare ed egli scolpì le sue due figure colle gambe corte (1) e fece poi il trono assai meschino.

Bonino da Campione ne abbia dato il disegno ed eseguita la statua maggiore, lasciando poi agli artisti della propria bottega di eseguire i bassorilievi del sarcofago. Lombardische Denkmäler des XIV Jahrh. Stuttgard, Ebner & Seubert, 1893.

(1) Il Mongeri trovò che le figure dei Santi, scolpite lateralmente in questa fronte della tomba di S. Eustorgio, richiamano alle figure angolari del monumento di Balduccio e non esiterebbe ad accettarle per opera di lui. Pur troppo non sono che imitazione, imitazione havvi pure ed assai stretta negli ornati del coperchio della cassa e dei triangoli mistilinei dell'arco che le sovrasta, ma tutto ciò non prova che una cosa sola, che qui abbiamo l'opera di un artista più vicino degli altri al Balduccio, forse un suo allievo e collaboratore. Se conoscessimo con precisione per chi sia stata fatta questa tomba di S. Eustorgio, l'epoca ci verrebbe forse a confermare questa conclusione.

Finalmente nella chiesa di S. Marco, nella crociera di destra, tra i vari monumenti campionesi, abbiamo due davanzali di sarcofagi, posti l'uno sull'altro. L'inferiore, che era quello della tomba di Severino Aliprandi, ha un Cristo benedicente molto affine al Cristo del nostro bassorilievo. Il davanzale superiore poi (che il D. A. G. Meyer (') ritiene molto affine allo maniera di Bonino da Campione) reca nel centro addirittura la nostra composi zione della coronazione, colla sola differenza che gli angioli sono o nove, ed agli angoli estremi in alto sono aggiunte due figure barbute di Apostoli (?)

Se confrontiamo le due figure del Redentore e della Vergine con quelle di Brera, troviamo maggiore affinità e maggior pregio che non nel bassorilievo di Sant'Eustorgio ed in quello della tomba di Barnabò (in Brera) tuttavia la testa del Redentore è pesante, grossa, manca di quell'elevata espressione, la manosinistra identica per disegno è assai inferiore in pregio artistico, i piedi che nel bassorilievo di Brera sono posti con disinvoltura ed in senso opposto, qui son tutti e due di fronte, disposizione banale e debolissi ma di esecuzione. La Vergine ha la movenza più accentuata, le mani grosse ed infelici come quella di Brera, ma nel complesso le si avvicina assai.

Questo davanzale ha poi una importanza speciale pel nostro studio. Ad ogni lato della coronazione, sta un altro scomparto, ciascuno con una composizione: l'Adorazione del Bambino e la Deposizione dalla Croce. Ora, qui convien avvertire: prima di tutto, che nella Coronazione della Vergine le figure sono più grandi che nelle altre due scene, mentre che se quella bella composizione fosse creazione originale dell'artista che scolpi tutto il davanzale, egli avrebbe saputo mantenere una proporzione unica per le figure di tutti e tre i comparti; poi salta agli occhi che la Coronazione della Vergine è una composizione chiara, semplice, spaziosa, e quella invece dell' Adorazione del Bambino è più pigiata di figure e composta assai meno felicemente, ed i difetti proprii dei campionesi,

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(1) A. G. MEYER, Lombardische Deukmäler, p. 106.

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