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Capitello di pilastro (Sant'Eustorgio)

(XII secolo) Deposito

della Guerra,

dai doni, e quello delle altre Istituzioni, particolarmente della Direzione per la conservazione dei monumenti in Lombardia, e della Presidenza del Museo artistico municipale, è ben provato dal loro concorso, di cui è parola in ogni Bollettino annuale di questo Museo.

Questa premessa parvemi necessaria per chiarire l'intento dal quale fu mossa la Consulta nel raccogliere gli specimen plastici di cui ora dirò brevemente.

Se v'ha regione in cui la scultura, la plastica in genere, abbia carattere essenzialmente decorativo, è di certo la Lombardia, come tutti sanno. Nei primi periodi poi, sarebbe arduo tenere una distinzione tra la plastica vera e la plastica posta al servizio dell'architettura, quale decorazione. I lavori plastici di quei primi periodi sono quindi assai più architettonici e tali i tre frammenti architettonici seguenti:

Il capitello di pilastro a fascio quadrangolare, proviene dalla Caserma, ossia antico convento di Sant'Eustorgio. Trovavasi nel sedel R. Ministero condo chiostro, interrato a guisa di fondamento di una colonna del porticato; ritornato in luce, in occasione di lavori, non sfuggì all' occhio sagace del Capitano del Genio, sig. Cav. Antonio Marocco, il quale ne procurò la consegna a questo Museo. È in marmo bianco ed alto 50 centimetri, largo 58 nella fronte e 35 nella parte scolpita di ciascuno dei fianchi.

Nella fronte presenta la figura di un centauro, nei fianchi degli ornati a fogliame.

Il centauro cammina verso sinistra, ritorna festoso dalla caccia, portando una lepre, appesa ad un ramo d'albero appoggiato alla spalla sinistra. Colla destra porta alle labbra un corno, nel quale soffia per annunciare il suo trionfo.

Questa figura manca di proporzione tra l'altezza e la lunghezza, che è maggiore. La parte umana ci presenta una testa rozzamente scolpita, cogli occhi, la capigliatura svolazzante e la barba trattati tutti con semplici, profonde striature; e così pure sono le mani e le masse dei peli della coda. Il corpo è vestito di una giubba a maniche lunghe e strette.

La parte inferiore è copiata assai più verosimilmente da un'antica rappresentazione di toro che non di un cavallo; la groppa è elevata assai in relazione alla linea ed alle dimensioni generali. La lepre è abbastanza ben caratterizzata, ma l'occhio e l'orecchio sono ottenuti pure da sole striature. Il bastone, o ramo d'albero, pare un tronco, anzi un forcone di ferro.

La tecnica o trattazione del bassorilievo merita attento esame. L'artista, dopo aver tracciato il disegno della sua figura, ha abbassato tutto il piano circostante, cosicchè non abbiamo una mo

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dellazione di bassorilievo, ma bensì due soli rilievi piatti, il fondo piatto, e l'altro rilievo pure piatto della figura. Una sola eccezione venne fatta per la mano destra che tiene il corno, la quale per ragione plastica e prospettica fu tenuta un po' più bassa e forma un piano intermedio. L'unico sforzo di modellatura di cui l'artista è stato capace, è l'arrotondamento del contorno della figura, che non finisce a spigoli recisi, bensì a spigoli ammorbiditi. Avvertirò in ultimo che questa figura era ed è tuttora dipinta in rosso, mentre tutto il fondo fu lasciato bianco.

Gli ornati dei due fianchi di questo capitello di pilastro sono quei soliti accartocciamenti di fogliame aggrovigliato, della scultura lombarda dell' XI e XII secolo.

I. Capitello Lombardo proveniente da Pavia

(XII secolo).

È risaputo (il Dartein, il Cattaneo lo affermarono) che tutta la basilica di Sant'Eustorgio fu rimaneggiata e parzialmente ricostrutta a più riprese. In uno di tali rimaneggiamenti questo capitello, che ha i caratteri del XII secolo (1), fu distaccato ed andò a finire nel vicino chiostro, ove fu poi adoperato, parecchi secoli dopo, quale materiale di costruzione (2).

Confrontandone lo stile e le dimensioni con quelli ancora in opera nella basilica, risulta che doveva appartenere alla serie dei primi cinque piloni maggiori della navata centrale della basilica e forse al quinto pilone di sinistra, oggi coronato di soli listelli o tori sovrapposti.

Un antiquario che perlustra sempre, batte, come si suol dire, il territorio lombardo, offrì alla Consulta successivamente due capitelli del XII secolo, in calcare, entrambi provenienti da Pavia.

Il primo di questi capitelli evidentemente apparteneva ad una mezza colonna, ossia pilastro a sezione semicircolare; è alto 35 centimetri e largo nella fronte 57 centimetri. Vi è scolpito tra due aquile una figura d'uomo in grottesco atteggiamento di cariatide,

(1) Analogie di carattere con questo capitello hanno i seguenti: Chiesa di S. Babila: Capitello colla Fenice, riprodotto dal Romussi, in Milano nei suoi monumenti (De Marchi ed., 1893), fig. N. 259.

Capitello a fogliami, ivi, fig. N. 255.

Capitello coll'agnello, ivi, fig. N. 257.

Chiesa di S. Celso: Capitello con volpe e lepre dall'alta groppa, rilievo pure alto e piatto ed identico fogliame aggrovigliato, Romussi; Milano, ecc.,

N. 117.

Chiesa di S. Alessandro: Romussi, loc. cit, fig. 49 e 50, animali tracciati a contorno sui pilastri.

Basilica di S. Ambrogio: Capitello con fogliami identici; Romussi, loc. cit., fig. N. 222.

Capitello con grifo e pecora, identica groppa degli animali ed identica tecnica a due piani, fig. N. 226.

Capitello del centauro, nell'atrio, loc. cit, fig. N. 227.

(2) Cosi era già avvenuto dell'altro frammento rappresentante animali, pubblicato e riprodotto nel Bollettino del 1889 (1890).

seduto come una scimmia; colle due braccia, il cui gomito fa puntello sulle ginocchia, egli sostiene l'abaco del capitello e pare lo sostenga pure col capo. Il corpo è avvolto in una specie di veste a pieghe angolari. La modellazione è più ottenuta a striature che

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non a rilievio. Le due aquile che avvolgono i due spigoli del capitello sono le solite, colle ali formate da intagli triangolari, e da altri ovali, e da striature. Nel lato destro sono scolpite due rose, nel sinistro due foglie.

Il Dartein nel suo atlante dà delle sculture con caratteri analoghi ed esistenti appunto a Pavia (donde proviene il nostro capitello), a San Teodoro ed a San Michele. Colpisce l'analogia nella figura II della tavola 63, dell' atlante del predetto Maestro, tratta da una scultura della chiesa di San Michele che rappresenta appunto un capitello con un' aquila identica ed una figura di cariatide in postura quasi simile, e sostenente colle braccia alzate l'abaco del capitello. Il capitello del San Michele è lavoro migliore e più delicato, questo più rozzo; probabilmente il nostro è imitazione di artefice secondario.

L'altro capitello è lavoro di maggior pregio ed interesse. Apparteneva ad una colonna isolata, ha le quattro faccie identiche, alto 38 centimetri, largo alla parte superiore di ogni faccia 36 cen

Arch. Stor Lomb. Anno XXI.

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II. Capitello Lombardo proveniente da Pavia (XII secolo).

timetri; è scolpito in un calcare poroso di tono caldo, roseo, che pare un travertino. Convien anzitutto avvertire che non è basso, depresso, piatto e quadrangolare come la maggior parte dei capitelli lombardi della stessa epoca, cioè del XII secolo, ma a corpo

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cilindrico che va allargandosi come i capitelli antichi e di proporzioni alte e buone. Ogni fronte presenta in alto due caulicoli o volute, nel centro un palmizio dal tronco a rigonfiature ondulate, e tre masse di foglie uscenti da un collare ad ovoli, dal quale sorgono pure due gambi terminati da un frutto a grappolo; a ciascun lato del palmizio sta una conchiglia fusiforme con rigonfiature a chiocciola.

Dissi già che questo capitello proviene da Pavia, e per lo appunto solo tra i monumenti pavesi trovo un pezzo analago, anzi un unico pezzo, il capitello del San Michele di Pavia che il Dartein diede al N. 63 della tavola VIII. È un lavoro anche più fino e più ricco, ma le proporzioni ed il tipo sono identici. Qui pure i due caulicoli; invece del palmizio, un canestro di fogliami trattato nella stessa maniera e grandi foglie d'acanto attorcigliate. In entrambi abbiamo adunque una lontana reminiscenza classica ed un ritorno alle buone proporzioni.

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