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OPERE

DI

GIAMBATTISTA VICO

VOL. VI.

DI

GIAMBATTISTA VICO

POSTI IN ORDINE

DA

GIUSEPPE FERRARI

NAPOLI

STAMPERIA DE CLASSICI LATINI

Via Mannesi, 18, p. p.

1860

24L 12.1911

155731

JUL 12 1911

BE
V66

6-7

LA SORTE DI VICO

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La gloria è il tributo con cui la specie umana premia i lavori dei sommi; l'ammirazione è il contrassegno che distingue la scoperta, è come la moneta d'ogni valore intellettuale scuotere le idee dominanti, destare l'entusiasmo di una nazione, vincere le opposizioni dell' errore, comunicare un movimento che si propaga nelle istituzioni sociali, nelle tradizioni alla posterità, non è un semplice piacere dell'orgoglio: l'uomo che alla fine di una vita laboriosa non trova che il sarcasmo dei dotti, o la profonda incuria de' contemporanei, può credere di aver esistito inutilmente, di aver prodigato il suo pensiero in un'aberrazione mentale. Tale fu la sorte del pensatore più grande della Storia moderna. Vico era figlio di un librajo miserabile, per lungo tempo fu pedagogo in una provincia del Cilento, a trent'anni fu nominato ad una catedra di retorica, dove rimase per mezzo secolo, giudicato nè superiore nè inferiore al suo posto. Quando diede alle stampe i primi suoi scritti scientifici, fu considerato come un dotto volgare, e probabilmente la contegnosa opposizione del Giornale de' Letterati lo disanimò dal publicare la continuazione del libro Sull' antichissima Sapienza degli Italiani; fu creduto temerario quando annunciò il suo Diritto Universale, e alla publicazione del primo libro si pensò che non avrebbe continuato. La prima Scienza Nuova, scritta mentre egli aveva già trent'anni di relazioni letterarie, fu ricusata da' libraj; il cardinale Corsini, che ne accettava la dedica, non volle fornirgli le spese della stampa; ViVico, Opuscoli.

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