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le sue promesse, non pare allegoria, ma donna in carne ed ossa colei, la quale del male del poeta par che si prezzi quanto legno di mar che non lieva onda,,, ed ha nel core" di tutta crudeltade il freddo, „ e, perciò, lo costringe a desiderare di prender le trecce bionde di lei e tenerle dalla mattina anzi terza sin dopo il vespro e le squille, a desiderare cioè di trattarla come persona viva amata e bramata lungo tempo invano.

Con un ragionamento abbastanza singolare egli prima afferma la possibilità del rifacimento delle liriche raccolte nella Vita Nuova, poi domanda: "Data la possibilità chi mai vorrebbe negare la realtà? „ E soggiunge: "Chi mai vorrebbe affermare che il primo sonetto della Vita Nuova fu dettato sin dal 1283 in quella forma, in cui esso è giunto a noi?, Anzi, si deve affermare, chi badi alle risposte, che quel sonetto ebbe. Dante stesso dice che alcune di quelle liriche erano divulgate, che mandò un sonetto a Guido Cavalcanti, che scrisse un altro per un altro amico: questa divulgazione fa parere difficile la possibilità de' rifacimenti, perchè le correzioni e i mutamenti sarebbero stati subito avvertiti. Se rifece le liriche accolte nel suo libretto, perchè mai non mise da parte o non mutò le più giovanili e più rozze? E perchè mai nel Convito confessò di aver voluto cessare l'infamia, la quale gli poteva venire da alcune canzoni, e dette ad esse significato allegorico, o lo spiegò a quelli, che non l'avevano inteso? Avrebbe potuto rifarle; le lasciò quali erano già note.

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-Il Convito fu scritto di seguito, quando il poeta aveva tutto anticipatamente meditato e ponderato. Non nego; ma quando? Dopo il 1310, come lo Scartazzini afferma una volta, o prima, come af

ferma un'altra volta? Nel Convito si annunzia il De Vulgari Eloquentia; dunque questo è posteriore a quello. Può darsi; ma non è rimossa la grave difficoltà del passo, in cui son ricordati come vivi Azzo VIII e Carlo II, morti, l'uno nel 1308, l'altro nel 1309. E non è agevole dimostrare che in quel passo non si alluda a persone vive: al bel principio vi sono severamente giudicati i principi italiani, qui non heroico more sed plebeo sequuntur superbiam. Di morti si poteva dire sequuntur? Supponiamo già avvenuta, al tempo della composizione del trattato, la morte di Azzo e di Carlo; erano anche morti, dunque, gli altri magnati, a' quali si volge l'ira di Dante: or chi sarebbero costoro? Infine, resta inesplicata anche la contraddizione tra le opinioni espresse nel Convito riguardo alla preminenza del latino sul linguaggio volgare, e l'opinione contraria esposta nel De Vulgari Eloquentia.

A proposito della data del De Monarchia, l'autore dichiara di non poter trattare l'ardua questione; però, riferendo gli argomenti così di chi la vuole anteriore, come di chi la crede posteriore alla data del Convito e del De Vulgari Eloquentia, mostra di inclinare verso i secondi. Ma è vero, o no, come è stato solennemente affermato, che in tutti i codici del De Monarchia è citato il Paradiso? Se non è vero, perchè non ha egli ribattuto l'affermazione? Questa gli deve essere nota, perchè quando fu posta in rilievo la concordanza di tutti i codici, fu anche fatta a lui una osservazione, dalla quale è stato indotto a correggere una inesattezza, che gli era sfuggita. (1)

(1) V. GASPARY, Storia d. Lett. ital., trad. ital., appendice al vol. I, pag. 460. Nel Bullettino della Società dantesca italiana, N. S., I, 1, pag. 7, il

Un confronto diligente mostrerebbe, a parer mio, maggior conformità di opinioni tra il De Monarchia e la Commedia che non tra il De Monarchia e il Convito: in quest'ultimo, per esempio, Catone è levato al cielo, ma non lodato di essersi ucciso per amore di libertà; la lode, invece, si trova nel De Monarchia insieme e nel poema.

Non entrerò, perchè troppo dovrei fermarmici, nelle questioni dell'autenticità di parecchie epistole di Dante e del De Aqua et Terra. Noterò solo un fatto assai istruttivo. Scherzando, una volta, il dantista svizzero volle far vedere come si potesse sostenere che la donna apparsa a Dante nel Casentino fu Gemma Donati: allora scherzava, ripeto; ora prende sul serio la sua stessa giocosa ipotesi! A proposito: è vero o no che la canzone Amor da che convien accompagnava l'epistola? Se è vero, posto che la canzone rappresenta una donna spietata, insensibile ad amore, quanto si addirebbe questa rappresentazione alla Gemma, alla moglie amorosa andata nel Casentino per far dolce sorpresa al marito?

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Devo finire col dolermi che un dantista, il quale ha consumato anni e anni nello studio del divino poema, riassumendolo sia incorso in sbagli gravi, quasi l'avesse letto una sola volta, frettolosamente. Nel Limbo, egli scrive, i grandi poeti antichi nominano Dante " loro socio „. Oh, c'era lì un'accademia? Nella tomba di Farinata sono puniti Federico II, un cardinale e un papa „. Un papa? Chi mai sarà? Nel terzo girone Dante vede i violenti contro Dio e contro natura; poi scende nelle Malebolge. E non

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BARBI ha confermato che cinque codici fiorentini del testo e tre delle versioni del De Monarchia contengono tutti" quel richiamo

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vede anche gli usurai? "I diavoli ingannati da Ciampolo navarrese, ingannano alla loro volta i Poeti, i quali ciò nonostante arrivano alla sesta bolgia dove gl'ipocriti sono condannati a portare in eterno un pesantissimo manto di piombo fuori dorato,. Ma dell'inganno si accorgono i poeti quando stanno per lasciare la bolgia sesta! "I consiglieri fraudolenti sono rinchiusi ognuno in una fiamma Tranne Ulisse e Diomede, due in una fiamma sola. " Buonconte da Montefeltro e Pia de' Tolomei narrano le vicende della loro vita „. Così l'avessero fatto! Ma no, accennano solo alla loro morte. "All'entrata del sesto cerchio (del Purgatorio) si vede un mistico albero Non proprio all'entrata. Nell'ultimo cerchio del Purgatorio Dante esita ad entrar nel fuoco; ma poi “ vi si getta dentro, lo attraversa, i sette P sulla sua fronte sono cancellati „. Allora? Sei di essi, almeno, erano già stati cancellati dagli angeli.

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Non sono eresie, lo so; ma, via, dopo un quarto di secolo di studio, l'esattezza delle citazioni dovrebbe essere l'ultimo de' meriti, non più il primo de' doveri.

XI.

A. ARGHI, Delitti Legali, romanzo; Firenze, Le Monnier; O. GRANDI, Tullo Diana; Torino, Roux; A. G. BARRILI, Scudi e Corone, romanzo; Milano, Treves; EMMA ARNAUD, Condannata; Torino, Roux; U. VALCARENGHI, Coscienze Oneste, romanzo; Milano, Galli; - A. COLAUTTI, Nihil, racconto; Milano, Galli; A. QUILICI, I Borgia, racconto storico; Camaiore, tip. Benedetti; F. DE ROBERTO, Processi verbali e L'Albero della Scienza; Milano, Galli; G. RICCHIARDI, Eterno Femminino, scene dal vero; Venezia, tip. Visentini; A. MAZZULLO, Tipi siciliani, novelle; Catania, Giannotta; - E. CASTELNUOVO, Frima di partire, nuovi racconti; Milano, Treves; D. CIAMPOLI, Fra le selve, novelle; Catania, Giannotta.

Dice la marchesa Marcella ad Alberto, nel romanzo di Argo Arghi:

"Io in lei ho scoperto due uomini, uno, nobilissimo, grande, appassionato, affettuoso sino alla tenerezza... L'altro uomo lo conobbi dalle sue critiche; austero, caustico, demolitore, implacabile, ed, a volte... a volte anche un po' cattivo.

"Anche quando erano realmente meritate, marchesa?, risponde Alberto.

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Forse no! ma lei non si curava se distruggeva, scrivendo così impetuosamente, le speranze, forse l'avvenire intero di qualche infelice; spesso era una lotta ingenerosa, la sua; combatteva contro esseri già morti per l'arte prima di nascere; e, allora, che

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