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ad avviarsi in una direzione e svoltino bruscamente in un'altra?" Il padre e la figliuola si fermarono alcuni giorni a Roma, e si fu là che Stellina espresse al genitore il suo ardente desiderio di recarsi per qualche settimana in Napoli, allo scopo di deporre un fiore ed una lagrima sulla tomba della mamma „ attenzione!" che si distingueva per la sua severa eleganza nel nostro cimitero

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Con tutto ciò, la signorina Maria Del Giudice ha voluto offrirci il romanzo psicologico non di una o di due persone; ma di quattro o cinque. La madre di Stellina, nonostante " una lotta terribile nel suo cuore, " aveva sposato il barone Bertelli e, quantunque questi non fosse un orso, tutt'altro! ne aveva "terrore, Carlo Leandri, per più anni amante riamato di Stellina, quando la fanciulla gl'impone di non sperar più niente da lei, si rassegna, da un giorno all'altro "torna sereno, indifferente, „, salvo a ritornar inquieto e innamorato più tardi: Guido Bertelli, cugino di Stellina, per contentarla sposa Emma; ma poco dopo, per amore di lei, si uccide, condannando la povera Emma alla pazzia: il conte Neri, amante riamato di Stellina (dopo Carlo), per penitenza di aver abbandonato un'altra donna crudelmente, quando, scacciata dal marito, aveva maggior bisogno dell'amore e degli aiuti di lui, va, col consenso della fidanzata, in Africa, e a Dogali è ferito a morte: Stellina, ama Carlo Leandri; poi si avvede, tardi, che un abisso lo separa da lui, perchè il padre suo non permetterà mai le nozze, o piuttosto, perchè ella s'è innamorata del Neri. Fanciulla bizzarra, fantastica, per cui tutti soffrono e tutti piangono, sola non si accorge, o non vuole, di ciò, che ella fa soffrire. Morto il Neri, finisce suora di carità. E larga la

trama; manca la ricerca diligente delle cause e la riproduzione accurata degli effetti; mancano i caratteri e le situazioni, quelli appena abbozzati, queste appena delineate, succedentisi senza intima concatenazione; manca la forma; manca il romanzo.

Nel mio lavoro, dice la signorina Del Giudice, " è molta parte di vero Sia pure tutto vero il fatto, non è verosimile il racconto.

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Anche il Quadrio presenta "sette componimenti di vario genere, in nome del vero. "L'arte risce nella prefazione l'arte sta nel vero raffigurato e studiato attraverso l'anima dello scrittore: e se le forme letterarie cambiano, non muta il vero per mutar di tempo e di luogo „. Ottimamente; ma è capace egli di studiarlo e di raffigurarlo? O la mente sua, attraverso le lenti colorate d'una rettorica falsa, gli fa parer vero quello, che è l'opposto? Nel suo volumetto una fanciulla di sedici anni parla alla madre così:"Povero Mario!... Domani vedrà la gente affollarsi nelle strade, riversarsi nelle piazze e nei pubblici ritrovi, divertirsi insomma nel miglior modo che le sarà dato; ed egli solo, in mezzo a tanto gaudio e frastuono, non si mostrerà ilare in volto, si annoierà, e forse, appartato nella sua camera, penserà alla sua bella Sicilia, e piangerà... sì, piangerà dal dispiacere di non potersi trovare laggiù, nel paesello natio, in faccia al glauco mare, sotto la gloria del sole sfolgorante, perchè laggiù il creato non si veste mai del tetro manto invernale, ma sempre è una festa di smaglianti colori; piangerà dal dolore di non potersi trovare in mezzo a persone che ama e dalle quali è riamato... Senti, mamma, se invitassimo il povero Mario, se pregassimo lo studente nostro pi

gionale, a passare la giornata di domani nell'intimità della nostra famiglia...., Ecco il vero studiato poco attentamente, riprodotto male. I sentimenti di Anita sono naturali, non è naturale il linguaggio e il tono da lei adoperato. Divertirsi nel miglior modo che le sarà dato, in mezzo a tanto gaudio e frastuono, in faccia al glauco mare, sotto la gloria del sole sfolgorante, il tetro manto invernale, una festa smagliante di colori... non sono frasi da conversazione semplice e intima.

In quella casa tutti avevano un po' il ticchio della magniloquenza. La madre, per persuadere Anita a farsi cavare un dente, arrotonda i periodi e, per arrotondarli meglio, ferma l'attenzione a circostanze e a particolari, che non occorreva notare: - “ Sì amor mio, sono la tua mamma che ti vuole tanto, tanto bene, e che si affligge e si dispera nel vederti patire, spasimare, per un maledetto dente roso dalla carie il quale, un po' di fresco che prenda, e subito dolora, e ti reca danno nel fisico e nel morale. Senti, Anita mia, è oltre una settimana che tu soffri e ti arrovelli, ed il male, anzichè passare, non accenna nemmeno a scemare: non sarebbe la gran bella cosa che domani, prima domenica di carnevale, tu potessi essere guarita, od almeno stare meglio?, Mario, lo studente, quando Anita gli entra in camera per invitarlo, accetta commosso e le declama subito una dichiarazione, lardellata di reminiscenze di scuola: "Da un angelo non c'è da aspettarsi che opere celestiali; e lei Anita, è angiolo venuto di cielo in terra a miracol mostrare.... Io t'amai, fanciulla, t'amo come la divinità dovette amare la creatura nata dal suo primo trasporto d'amore; t'amo con tutto l'impeto della mia balda giovinezza, dei miei diciannove

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anni, perchè sei bella come la Venere della favola antica; t'amo perchè sei ancora più buona che bella; t'amo, t'adoro La cosa se s'ha da credere all'autore metterà capo ad un matrimonio. Ci credete voi? Fiammate di rettorica non durano a lungo. Il vero, bello o, almeno, piacente per sè, può essere raffigurato, in maniera da perder ogni attrattiva, come nella Gita al mare del Quadrio, arida enumerazione di particolari e di incidentuzzi prosaici, nei quali, sto per dire, sono quasi affogati il cielo, il fiume, il paesaggio, il mare; il vero, a prima vista indifferente per noi, se lo scrittore non ce ne svela le attrattive recondite, continua ad esserci indifferente, come il villino e la padrona del villino nel Profilo muliebre. E che dire di uno studioso della verità, che, quando gli salta il capriccio di cercare le sue ispirazioni nella storia, non si cura nè di documenti, nè di cronologia? Il signor Quadrio, nel primo dei sette componimenti, narra gli amori di Sordello e di Cunizza da Romano. Un altro, prima di mettersi a scrivere, avrebbe letto, che so io? le biografie provenzali del trovatore mantovano, la cronaca di Rolandino, qualcuno de' commentatori antichi di Dante. Egli, no: per conseguenza, contro la storia, narra che Cunizza, prima di andare sposa al conte di S. Bonifacio, amò Sordello di amore purissimo; crede, o mostra credere che, dopo, furono "dicerie, quelle, "secondo le quali l'avvenente trovatore non aveva rotte del tutto le sue relazioni colla contessa di San Bonifazio. Si serva: chi fa giungere in sala la sorella di Ezzelino al grido di: Sua Eccellenza Cunizza da Romano,; chi, a' tempi di Ezzelino,-morto come ognun sa, nel 1259, fa combattere sgherri e popolani a

fucilate; quegli può prendersi con la storia tutte le licenze, che vuole.

Non sola precisione, ma sovrabbondanza, ma eccesso di erudizione storica è ne' due racconti del Barrili. Il primo narra come Caio Acilio cittadino genuate, dopo lunghe e dure prove, potè menar seco Nora, bellissima fanciulla di Cairis (città de' Liguri Statielli); il secondo come, dopo varie e dolorose vicende, Elio Staleno, l'amico di Giulio Cesare, potè sposare la bellissima Evia Gemina. Gli amori di Caio Acilio e di Nora, pure intrecciandosi con l'amore non fortunato di Elvio cugino di Nora per lei e con l'amore sventurato di Rammia per Elvio, sono incorniciati, in guisa da essere sopraffatti, nel racconto della conquista de' Liguri Statielli compiuta da Marco Popilio console romano: l'amore di Elio Staleno porge spesso occasione o pretesto di ricordare, più o men brevemente, i fatti, che precedettero, in Roma, la partenza di Cesare per le Gallie. Amori, conquiste, intrighi cittadineschi, lotte del Foro, sono poi, tutti insieme, pretesto alle lezioni e alle dissertazioni archeologiche del romanziere, tante e tali, da far sospettare ch'egli abbia voluto insegnare l'archeologia novellando, come il Portoreale di pedantesca memoria insegnava in versi la sintassi e la prosodia. Caio Acilio giunge a Cairis in giorno di mercato; l'autore descrive il mercato: Caio Acilio va a

cena; l'autore descrive la sala, dove il giovine è condotto: Caio Acilio si rasciuga con un piccolo mantile di lino; l'autore sciorina le sue erudizioni a proposito del lino, della lana, del vino: Caio Acilio mostra a Scardio una lettera; l'autore disserta del papiro e della pergamena, del calamo, dell'atramento

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