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governo e uffici e nominassero loro procuratori. Il 17 gli fu sostituto Berardino della Porta, di Parma.

Malatesta da Verucchio era stato vicario di Carlo d'Angiò in Firenze, e questa circostanza, notò già il Tonini, potè procurar a Paolo l'elezione alla carica di Capitano. Ma, e perchè non la procurò a Giovanni? Questi fu, più tardi, podestà di Pesaro e di Faenza; città, che anche allora, io penso, non eran da paragonar con Firenze. Insomma, la storia e i documenti non provano punto Paolo non fosse magnanimus cordatus et strenuus al pari, se non più del fratello.

Nel 1283, quando Paolo reggeva Firenze, Dante Alighieri, aveva 18 anni; potè conoscerlo, dovette vederlo. Pochi mesi dopo, quando a Firenze giunse la notizia della morte del primo, l'altro era innamorato e più facilmente disposto alla compassione per gli amanti sventurati. Allora, mi par lecito supporre, l'animo del poeta sentì quella pietà, che poi doveva ispirargli il più affettuoso episodio della Divina Commedia.

VII.

Le Puniche di TIBERIO CAZIO SILIO ITALICO, traduzione di ONORATO OCCIONI, col testo a fronte corredato delle principali varianti del Codice Casanatense. Torino, Ermanno Loescher.

Se alla gloria di un uomo bastano trentasette anni di lavoro diligente, assiduo, pertinace e riescito bene, Onorato Occioni può con soddisfazione piena e schietta dire di sè: Exegi monumentum aere perennius. Sono trentasette anni che egli lavora intorno al poema di Silio Italico, se è esatta la notizia, che trovo nell' Engelmann, di un suo saggio di traduzione del terzo libro delle Puniche, pubblicato sin dal 1852 nel programma di un ginnasio. Venti anni son passati da quando diè fuori il pregevolissimo studio su la vita e i tempi del poeta, di lì a non molto ricomparso nella biblioteca del Le Monnier. Nel 1879 fece stampare per la prima volta intera la traduzione di tutti i 17 libri di Silio; nel 1889 ne ha procurato una nuova stampa, riveduta, corretta in più luoghi, col testo a fronte, con le varianti d'un codice casanatense, il quale, quantunque corrotto, ha il pregio d'esser, sinora, rimasto ignoto agli eruditi. L'edizione non solo è nitida e corretta, ma anche elegante; sì che deve aver procurato gran piacere all'egregio professore, di tutte le cose.

belle, al pari di Silio, innamorato. Piacere di gran lunga maggiore dev'essere stato quello, che ha sentito quando ha potuto porre in testa all'opera il nome intero dell'autore, desunto da' Fasti sodalium Augustalium Claudialium, confermato da' Fasti consolari.

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Per il testo latino l'Occioni non ha seguito una sola recensione, si è giovato delle migliori На veduto le correzioni proposte da altri; ma è andato "molto a rilento nell'accogliere gli emendamenti quando questi non avevan per sè "l'autorità di alcun codice nè delle prime edizioni „. De' pregi e de' difetti delle Puniche questi assai più numerosi di quelli e molto gravi, specie se si considera la sostanza discorse lungamente nel saggio citato: ora aggiunge" che parecchie figure mitologiche del poema e certi atteggiamenti di personaggi, gli paiono ritratti da sculture o da altre opere d'arte che il poeta aveva dinanzi "illustrazione di plastiche

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Critici eccellenti hanno più volte discorso di questa traduzione, (') ed io non mi sarei accinto a entrar importuno tra cotanto senno, se non ne fossi stato richiesto. E perchè lodi generiche non so fare nè all'Occioni, suppongo, possono piacere mi converrà trascrivere qui alcune delle noterelle, che ho prese durante la lettura, ben lieto se egli e i lettori non le giudicheranno, tutte e ciascuna, indegne della loro attenzione.

Non per censurare,

che non ne ho punto l'intenzione e me ne mancherebbe, a ogni modo, l'au

(1) Delle acute osservazioni del BONGHI il traduttore s'è ricordato più volte con vantaggio (cfr., della traduzione, 1, 11-13, 54 segg., 101 segg., 870 segg.); altre volte non ha voluto giovarsi (cfr. 1, 159 segg., 382-83).

torità; - ma per segnare alcuné particolarità della versione, vorrei osservare, in primo luogo, che, talvolta, il traduttore sostituisce al concetto, o all'imagine dell'autore, un altro concetto, una imagine diversa. Così, nella descrizione di Atlante (I, 200-210), Silio dice: frontemque immanibus umbris Pinea silva premit; e, poco più sotto: Tum geminae laterum cautes maria alta fatigant; l'Occioni traduce: " immane ombra la fronte Una selva di pini, e "La sospinta onda affatica D'ambo i lati due rupi Prima, ciò, che era delle ombre, passa ad esser della selva - tralascio premit, che quasi non si riconosce più nel verbo ombra; dopo, non le rupi salde e immote affaticano. le onde, anzi avviene il contrario.

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A proposito di onde; Silio descrive un torrente (IV, 520-524):

Ut torrens celsi praeceps e vertice Pindi
Cum sonitu ruit in campos, magnoque fragore
Avulsum montis volvit latus:

giunto qui, come suole nelle similitudini, muta soggetto, due volte:

obvia passim

Armenta, immanesque ferae, silvaeque trahuntur ;
Spumea saxosis clamat convallibus unda.

L'Occioni non tien conto del doppio mutamento; ma, per conto suo, ricorre a due verbi per rendere quell'unico trahuntur: fa che il torrente schianti gli alberi prima di trascinar via armenti e fiere, e, all'ultimo, costringe l'attenzione a fermarsi alla spuma piuttosto che al suono dell'acqua :

Come dall'alto vertice di Pindo

Senza ritegno, fragoroso piomba

Un torrente sui campi, e svelto un fianco
Della montagna lo rotola via

Con enorme fracasso, arbori schianta,

Tutto che incontra, armenti, orride belve,
Tutto seco rapina, e sulle balze

Pietrose la sonante onda spumeggia.

Varrone, veduto lo scudo, sul quale Solimo aveva scritto, col proprio sangue: Fuge proelia, Varro, grida (IX, 262-266):

Ferte haec... omina Paullo :

Namque illum, cui femineo stant corde timores,
Moverit ista manus, quae, caede imbuta nefanda,
Cum Furiae expeterent poenas, fortasse paterno
Signavit moriens sceleratum sanguine carmen.

Ne' versi italiani corrispondenti l'imagine principale non è più ista manus; il traslato femineo corde, sciolto, illanguidisce; al cuore di Paolo non è più assegnato solo un inciso; alla mano vien sostituita tutta la persona di Solimo:

A Paolo....

Tai presagi si rechino; il suo cuore,
Che di timor, qual femmina, si pasce,
Ben fia commosso per colui che lordo
Di delitto nefando, ostia bramata

Dalle Furie, vergò forse, morendo,

Col sangue di suo padre il verso infame.

Annibale, prima di accendere una catasta di armi raccolte nella pianura di Canne, si volge a Marte (X, 551-554):

Primitias pugnae et laeti libamina belli

Hannibal Ausonio cremat haec de nomine victor,

Et tibi, Mars genitor, votorum haud surde meorum,
Arma electa dicat spirantum turba virorum.

Nella traduzione primitias pugnae e libamina belli si fondono insieme; Annibale non brucia le armi, le

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