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SPEDIZIONE DI G. ROHLFS NEL SAHARA

(Con una Carta originale, v. Tavola III).

IV

Descrizione dell'oasi di Kufra '.

Di tutte le oasi del gran Sahara, Kufra è quella che giace più isolata e più lontana dalle fertili regioni dell'Africa settentrionale e centrale. Essa trovasi circa 400 chilom. più al sud delle oasi Augila e Gialo, che sono più meridionali, ed è separata dalle medesime da un Sserir spoglio d'ogni vegetazione e privo assolutamente di acqua.

Una distanza maggiore di circa 100 chilom. la divide da Uagianga nel Sudan, che può già considerarsi come il posto avanzato del continente centrale Africano perennemente irrigato. Fesan, quella grande oasi del Sahara centrale, che insuperabili dune di sabbia separano dal gruppo delle oasi di Uau, non è meno lontana.

È possibile che tra Fesan e Kufra esistano altre piccole oasi ancora sconosciute, le quali però se non sono frequentate dagli Arabi, lo sono ancor meno dagli Europei.

L'oasi di Kufra giace tra 26° e 24° lat. settentrionale e 21° e 24° long. est da Greenwich, e non è stata trovata dove la si supponeva, anzi il suo spostamento verso mezzogiorno ed oriente è risultato assai considerevole.

Mentre Battifal, che è il pozzo più meridionale della Cirenaica, è posto alla stessa altezza del Mare Mediterraneo, verso il sud invece, alla volta di Kufra, ha luogo un notevole sollevamento. Il suolo però s'innalza a così piccioli gradi, che l'aumento dell'elevazione non può accertarsi che cogli strumenti. Oltracciò Kufra non ha per nulla l'aspetto d'una depressione locale o relativa come la più parte delle altre oasi; giace anzi allo stesso livello della campagna circostante, ed alcune piccole dune sono l'unico indizio della vicinanza dell'oasi per coloro che vengono da lontano.

In generale possono distinguersi cinque isole principali, due delle quali, Taiserbo e Sirhen poste quasi sotto la stessa latitudine, trovansi più al nord delle

1 V. i paragrafi precedenti nei fascicoli IV (pp. 140-141), VI (pp. 222-223) e VII (pp. 259-269). D'ora innanzi adottiamo per quest' oasi l'ortografia di Rohlfs, il primo che la esplorò e descrisse. G. C. Nei bassi fondi e nelle depressioni si dee distinguere l'assoluta dalla relativa. Una depressione relativa è quella che più bassa del suolo circostante, ma non è necessario che sia anche più bassa del livello del mare; in quest'ultimo caso si dovrebbe chiamarla «< assoluta ».

GUIDO CORA, Cosmos, vol. 5o, 1878-79, fasc. XI.

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rimanenti. Intorno ed al piede d'un monte s'accampa quindi, quasi un grado più al sud, la terza oasi Buseima, mentre procedendo di un altro grado ancora verso il sud e nello stesso tempo quasi due gradi più in là verso oriente s'incontra Kebabo, la più importante delle isole dell'arcipelago. A sud-ovest è situata una piccola oasi, chiamata Erbehna, lontana circa 100 chilom. da Buseima. Mentre le due isole più settentrionali, Taiserbo e Sirhen, non offrono la menoma traccia di montagne, Buseima, all'opposto, come si è fatto già osservare, giace alle falde d'un monte che forse è collegato sotto la superficie del suolo col Gebel Sirhen e col Gebel Neri. Quest'ultimo, il Gebel Neri, non è un monte isolato, ma una giogaia. Le alture si estendono verso ponente sino ad Erbehna ed anche i monti in ed intorno Kebabo sono intimamente connessi col Gebel Neri. In tutte le oasi l'acqua non solo è abbondante, ma anche buona. Anzi nella più parte di esse forma dei Sebcha e dei laghi.

Taiserbo infatti ha dei Sebcha di grande estensione; Erbehna e Buseima dei laghi e stagni di parecchi chilometri di circuito. Anche in Kebabo vi sono molti piccoli laghi e vasti Sebcha.. Tutti questi laghi contengono una gran quantità di sale e molti sono saturi di natrone 1.

Non si andrà molto lontano dal vero se si fa risalire l'origine di queste acque all'Uagianga ed al Tibesti e forse persino alle terre del Sudan, poichè, sebbene cadano in Kufra delle pioggie abbondanti, non bastano per ispiegare una così grande quantità di acqua come è quella che si trova in tutte le isole. In ogni caso l'acqua non può venire dal settentrione, avendo già fatto rilevare che le regioni settentrionali al sud della Cirenaica, a cominciare dalla cosidetta costa libica, e la regione delle Sirti, egualmente giacciono quasi allo stesso livello del mare; mentre le isole più settentrionali di Kufra, ossia le oasi Taiserbo e Sirhen, sono situate a 200 metri, e Kebabo, l'isola principale più lontana verso il sud, a ben 400 metri al disopra dell'Oceano.

Se si eccettuano le palme che vi crescono infatti in grandissimo numero, la vegetazione è ricca d'individui, ma povera di specie. Had (cornulacae monac.), giunchi, canne, tamarischi, acacie, sono le sole piante che s'incontrano nella stagione asciutta, ed anche nell'inverno e nella primavera non potrebbero attecchirvene altre; almeno non se ne scorge la menoma traccia.

Povero egualmente è il mondo animale. Dei grandi mammiferi non vi è che la gazzella ed il più grande animale rapace è la piccola volpe del Deserto Libico. All'epoca dei solstizii, arrivano grandi stormi di uccelli di passaggio; gli indigeni sono pochissimi; di questi ultimi i più grandi sono i falchi ed i corvi. Più ricco è il mondo degli animali minori, serpentelli, scorpioni, ragni — anzi tarantole delle più voluminose scarabei, ecc., s'incontrano in grande varietà. Solo Kebabo ha popolazione stabile, trovandovisi una Sauia (convento) fondata dagli Snussi ed una colonia di Arabi Suia in Giof. Ambedue contano insieme 5 a 600 abitanti. Al tempo della raccolta dei datteri vengono ogni volta migliaia di Arabi Suia nell'oasi per trasportare a casa la loro porzione di datteri. S'incontra anche in Kebabo ed Erbehna un numero più o meno grande di Tebu, i quali vengono in parte dal Tibesti, in parte dall'Uagianga. GERARDO ROHLFS.

1 Carbonato di soda.

G. C.

Nota sulla Tavola XI.

Basta confrontare la carta unita a questo fascicolo colle carte precedenti per giudicare di quale importanza affatto eccezionale sia stata per la geografia del Sahara orientale la fruttifera esplorazione eseguita sotto la direzione del Rohlfs, auspice la Società africana di Berlino, dal dicembre 1878 all'ottobre 1879. A coloro che obbiettassero che lo scopo della spedizione andò fallito, non avendo tampoco raggiunto l'Uadai, rispondiamo che, anzi tutto, lo scopo precipuo del Rohlfs, all'atto della partenza, si era quello di visitare Kufra, il più grande gruppo d'oasi del Sahara orientale, che niuno aveva prima potuto raggiungere, e sul quale non si possedevano che imperfette informazioni raccolte nel 1846 da Fresnel. Non esitiamo quindi ad affermare che tale esplorazione di Kufra, basata su posizioni determinate astronomicamente, costituisce uno dei più preziosi acquisti di questi ultimi anni per la cartografia dell'Africa. La simpatia e l'ammirazione vivamente testimoniate all'illustre viaggiatore tedesco da tutti i geografi e da alcuni sovrani ', e la soddisfazione personale di avere aggiunto una gemma di più alla sua brillante carriera di esploratore, varranno a compensarlo degli inauditi strapazzi sofferti nel viaggio ad Augila e Kufra, in cui cimento parecchie volte la vita. Al suo compagno dott. A. Stecker, che si prepara a continuare il viaggio, scegliendo la via relativamente più agevole di Murzuk e del Bornu, tributiamo del pari le dovute lodi, per l'attiva cooperazione, specialmente per quanto riguarda le osservazioni astronomiche ed ipsometriche. La Tavola XI consta di due parti distinte, di cui la maggiore rappresenta l'arcipelago d'oasi di Kufra, alla scala di 1: 2.500.000, secondo i rilievi di G. Rohlfs e A. Stecker, eseguiti dall'agosto all'ottobre 1879. Essa è basata sulle 3 seguenti posizioni determinate in latitudine e longitudine, già riportate precedentemente:

Latit. Nord.

Tappa al sud di Giranghedi, in Taiserbo 25° 37′ 44′′
Buseima

Boema, in Kebabo

Long. est di Gr.
21° 25′ 20′′
22° 15'

25° 11′ 42′′
24° 31′ 38′′

23° 12′ 40′′

Il disegno è ricavato specialmente dalla carta originale di Kufra del Rohlfs, alla scala 1985.000, di cui il viaggiatore gentilmente m'inviò il manoscritto originale, come fu tracciato durante il viaggio, e che tengo presso di me come uno dei documenti più importanti per la storia della cartografia africana. Il disegno del gruppo d'oasi fu poi completato secondo una carta di R. Kiepert, alla scala di 1: 2.000.000-preparata pel giornale della Società africana tedesca, e di cui l'autore mi mandò cortesemente una prova di stampa aggiungendovi altre indicazioni raccolte dalla bocca stessa del viaggiatore nel suo passaggio a Torino e da quelle comunicatemi posteriormente.

1 Ricordiamo con piacere che il nostro amato Sovrano, S. M. il Re Umberto I, degnavasi di fregiare di sua mano il Rohlfs della commenda della Corona d'Italia, in ricompensa de' ser vigi resi alla geografia nella sua ultima esplorazione.

La parte superiore della Tavola XI ha per iscopo di dare un'idea comparativa della posizione e superficie di Kufra rispetto alle altre oasi della Tripolitana ed a quelle dell'Egitto, presentando non solo il tracciato dell'itinerario completo tra Tripoli, Sokna, Gialo, Kufra e Bengasi, ma anche quello delle precedenti esplorazioni del Rohlfs in quella parte nord-est del continente africano. Per quanto la grandezza della scala (1:12.500.000) lo permette, la carta offre un quadro della configurazione del paese secondo lo stato delle cognizioni attuali, essendovi indicati con colori speciali i distretti a coltivo od a pascoli, e l'estensione delle dune.

Per quanto riguarda gl'itinerarii degli altri viaggiatori o le vie delle carovane, indicate con altri segni, mi sono attenuto alle fonti originali, avendo tratto specialmente copiose indicazioni dalla eccellente carta (a 1:2.000.000) di Nachtigal del suo viaggio al Fezzan, unita al primo volume della sua aurea opera Sahara e Sudan, di cui è venuto in luce testè il primo volume.

In conclusione noi ci rallegriamo nuovamente col Rohlfs per gl'importanti risultati del suo viaggio, augurando allo Stecker, come a qualunque viaggiatore, che nel suo nuovo viaggio possa del pari dotare la geografia dell'Africa di un acquisto di altrettanto valore quale è l'esplorazione delle oasi di Kufra. Torino, 8 marzo 1880.

GUIDO CORA.

VIAGGIO DI G. BELTRAME DA SENNAAR A BENISCIANGOL'

I.

Il 23 dicembre dell'anno 1854 il professore D. Giovanni Beltrame partiva da Sènnaar, munito di alcune lettere di raccomandazione per i capi dei principali villaggi che doveva attraversare. Quantunque da Sènnaar a Karkòg non vi siano neppur cento chilometri, nullameno impiegò cinque giorni stante le continue tortuosità del fiume, che non permettono si possa sempre profittare dei venti del nord. Da Sènnaar ad Abdin non impiegò che quattro ore di navigazione, e tre appena da Abdin ad Abù-Sciok, quindi dovendo volgere a settentrione la prora, secondo la direzione del fiume, ci vollero tre giorni prima di giungere a Rongà, ove passò la notte, ed il mattino a due ore di sole partì per Karkog. Nel tratto del fiume che corre da Rongà ad Abù-Sciok pullulano i coccodrilli

1 V. in proposito « Le Esplorazioni Italiane tra il Sennaar ed il Sobat inferiore », memoria e carta inserte nel fascicolo precedente (X). In questa relazione ho mantenuto l'ortografia data dal Beltrame. G. C. 2 Omettiamo il racconto del viaggio da Chartùm a Sènnaar (4-19 dicembre 1854), il cui itinerario si trova fuori dei limiti della Tavola X. G. C.

e gli ippopotami, e più che altrove abitano nelle boscaglie il gatto-tigre, il leopardo, il leone, la pantera e la iena.

Il Beltrame giunse a Karkòg un giorno di mercato ed all'indomani s'imbarcò nuovamente; la via oltre Karkòg riuscì alquanto noiosa stante le continue svolte del fiume, e gli scogli nei quali ad ogni momento s'imbatteva la barca; cosicchè egli era quasi sempre costretto di pernottare a terra, oppure su banchi di sabbia in mezzo al fiume, facendosi i villaggi sempre più rari. Sulla sponda destra del fiume notò i paeselli di Dontài, Bohòga, Mùmin, Gheiràn, Umbàri, Atalìeh, Hàmde, Bedòs, Abu-Gèrf; e a sinistra i due grossi villaggi di Sèru e di Àbo. Il terreno, inoltrandosi sempre più al sud, è mal coltivato, le capanne mal fabbricate, gl'indigeni non lavorano che quel poco che loro è necessario per campare la vita.

La piccola città di Rosères non ha che settemila abitanti e si trova a destra del fiume presso il 12 lat. N.; essa è costrutta sopra colline e rimane nascosta da un folto bosco di altissime palme; essendo la città distante un quarto d'ora di cammino, il viaggiatore dovette far scaricare le sue casse e dirigersi a piedi verso l'abitazione del Comandante egiziano, che lo ricevette molto cordialmente. Rosères, quantunque poco abitata, occupa però una notevole estensione, essendo le abitazioni composte di piccoli gruppi di cinque o sei capanne sparpagliate sopra piccole colline. La forma delle capanne è cilindro-conica; sono fatte di giunchi e mal fabbricate. Quasi ogni abitazione è cinta all' intorno pure da giunchi.

Il Beltrame si trattenne in Rosères fino al 13 di gennaio (1855), ed in questo tempo ebbe campo a conoscerne i dintorni ed i costumi degli abitanti. Da questa città il terreno comincia sensibilmente ad innalzarsi, ed a misura che si procede verso il sud, il cammino si fa sempre più montano e faticoso per i continui torrenti che l'attraversano. Nei boschi, formati in parte dall'acacia gommifera, lussureggia pure la palma, e sorge gigante il bàobab. Gli abitanti di Rosères hanno la pelle più bruna di quelli del Sènnaar, e procedendo al sud verso Fazoql il colorito varia gradatamente come le tinte comprese tra il colore del rame e la fuligine. Gli abitanti di Rosères sono per natura tranquilli e non attaccano mai altre tribù; ma qualora vengano provocati sanno difendersi coll'eroismo di cui può essere capace un vero soldato. Spesse volte avviene che essi debbano difendersi contro la tribù dei Gùmus, posta al sud-est, ed alle scorrerie dei negri di Gébel Tabi, situati a sud-ovest, i quali, molestati dalla fame discendono dai loro abituri, percorrendo da Rosères a Fazoql quel tratto di paese che si trova sulla riva sinistra del Fiume Azzurro e del suo influente Tomat.

Il mattino del giorno tredici di gennaio, il nostro viaggiatore partiva adunque da Rosères avendo per guida, fino a Fazòql, un soldato negro accordatogli dal Comandante, e munito di tre cammelli ed altrettanti somari; dapprincipio il viaggio s'annunciava abbastanza bene, ma dopo poco il sole erasi fatto ardentissimo, ed il terreno presentava un saliscendi continuo di poggi più o meno alti, ed i sentieri serpeggiavano in mezzo a grandi sassi acuminati. Finalmente dopo sei ore di stentato cammino giunse a Bettàba, piccolo villaggio composto di un venti o trenta capanne, situato sulla cima di un colle. Alle quattro pom.

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