Billeder på siden
PDF
ePub

ultimo era stato in persona a cercarli, ed aveva dichiarato che era pronto a riceverli. Ma dal detto al fatto v'è un gran tratto. Gli esploratori, partiti da Surulangun li 28 di giugno, furono trattenuti parecchi giorni al confine. Si riposero quindi in viaggio li 6 di luglio, sotto la protezione del benevolo capo, vennero a piedi a Kampong Pondok sul fiume Limun e per acqua a Temiang, il punto più lontano da loro raggiunto.

Qui seppero che parecchi capi si erano levati in armi per respingerli. Determinarono perciò di ritirarsi chetamente col favor della notte, risalendo il fiume sino a Mengkadei. Udendo però che la via del fiume non era più sicura, essendosi i loro nemici radunati in gran numero a Kampong Pondok, continuarono la loro ritirata per un sentiero scosceso che menava a Sungei Bauung sul Batang Rawas, e di là tornarono a Surulangun la sera dei 9 luglio.

Qui si fermarono per aspettare ulteriori avvisi da Payung Putieh, ma quando alla fine arrivarono, il 28 di luglio, i ragguagli erano così sfavorevoli che dovettero rinunciare ad ogni speranza di penetrare nei distretti centrali di Djambi dal lato di Palembang.

Fu risoluto ora che van Hasselt si recherebbe a Djambi, via Palembang, per consultarsi con Cornelissen e coll'agente politico su ciò che rimaneva a fare o tentare. Il sig. Veth, intanto, doveva imballare le collezioni ed il bagaglio e spedirli a Palembang; traversare quindi a piedi da un capo all' altro, facendo un lungo giro, la residenza di Palembang, ed attendere alla capitale il ritorno del suo amico da Djambi.

In quel frattempo Cornelissen era riuscito due volte a penetrare colla lancia a vapore nei distretti centrali, ma ambedue le volte fu costretto a virar di bordo per l'atteggiamento ostile dei nativi. Il primo viaggio ebbe luogo tra il 19 di giugno ed i 4 di luglio. Egli rimontò il Batang Hari sino a Teluk Bengkal, poche miglia al disotto del punto più lontano raggiunto dal Barito. Nel tornare indietro, esplorò parte del fiume Tebo, e risalì il Tembesi sino a Rangkiling, ma non potè più andar oltre per mancanza di carbone.

[ocr errors]

Nell'intraprendere il suo secondo viaggio, Cornelissen aveva in animo di compiere il rilevamento del Tembesi sino a Surulangun, alla foce del Batang Asei e quivi riunirsi con von Hasselt e Veth, i quali speravano di arrivare in quel sito coll' aiuto di Payung Putieh. Egli partì da Djambi li 16 di luglio, accompagnato dall'agente politico e da Raden Hasan, genero del Sultano Ahmed. Ai 22 oltrepassò la foce del Marangin, il grand'affluente che unisce il Tembesi col lago di Korintji. Sin' allora tutto era andato a meraviglia, ma il giorno dopo, mentre filava a tutto vapore verso Ladang Pandjang, fu fatto bersaglio di un colpo di fucile, partito da un ladang (risaia asciutta) sulla riva del fiume. Accostatosi a un villaggio, vi trovò radunata una gran moltitudine, con un fanatico hagi alla testa, che sembrava risoluta di non permettergli nè di sbarcare nè di passar oltre. A Raden Hasan che si recò a chiedere la causa di quello scompiglio, risposero, che in nessun conto avrebbero dato il passo agli Europei. Non essendo preparato a farsi strada colla forza, Cornelissen si vide costretto a tornare indietro, ed arrivò a Djambi, col fiele nell'anima, il 25 di luglio. Quivi fu raggiunto il 12 di agosto da van Hasselt, il quale lo informò degli ostacoli che avevano impedito anche a lui ed a Veth di arrivare alla foce

[ocr errors]

del Batang Asei, dove avrebbero dovuto incontrarsi. I due capi della spedizione, e l'agente politico, consultatisi tra loro, decisero di recarsi tutti e tre dal Sultano, ma la visita non diede alcun frutto. Il Sultano dichiarò apertamente che non aveva mezzi sufficienti per far valere la sua autorità e che era Sultano solo perchè il Governo olandese così voleva.

Van Hasselt tornò a Palembang per terra, quasi per la stessa strada battuta da Schouw Santvoort nel suo viaggio attraverso l'isola. Veth intanto, partito da Palembang li 10 settembre, venue a Djambi, dove si fermò alcun tempo per prendere delle vedute fotografiche lungo il fiume e li 14 di ottobre finalmente s'imbarcò per l'Olanda dove giunse li 8 di febbraio 1879. Tra la partenza di van Hasselt e l'arrivo di Veth, Cornelissen impiegò alcuni giorni (27 agosto-4 settembre) ad esplorare la Berba, una delle più importanti foci del Batang-Hari, e l'isola Berhala a breve distanza dalla spiaggia.

Van Hasselt non lasciò Palembang che il 26 settembre e dopo un soggiorno di parecchie settimane a Paya Kumbuh, capoluogo del L Kota, per istudiare coll'aiuto dei nativi i documenti letterarii e linguistici che aveva raccolti, tornò a Batavia alla fine di novembre ed arrivò in Olanda in maggio.

Cornelissen, dopo aver fatto parecchi altri piccoli viaggi, tra i quali un rilievo esattissimo del Kompeh e dell'intiero delta del Batang Hari ed una corsa ad un villaggio Kubu sulla strada da Djambi a Pangkalan Raden Kikir sul fiume Bahar e dopo essere rimasto a Djambi sino alla fine di febbraio 1879 per finire il disegno delle sue carte, disporre le sue relazioni, e raccogliere le notizie occorrenti, tornò a Batavia li 14 di marzo e rientrò nel servizio della marina in India. Makking prese posto nello stesso vapore che rimenava van Hasselt in Europa.

[blocks in formation]

Sin ora il Musi o Palembang era considerato come il fiume più grande di Sumatra, ma dopochè il Batang Hari fu meglio conosciuto per i lavori della spedizione, sembra che non sia per nulla inferiore al suo rivale. La distanza in linea retta dalla sorgente alla foce è in ambedue pressochè uguale, ossia 340 chilometri (210 miglia), ma la lunghezza reale, senza calcolare i serpeggiamenti del corso superiore, eccede gli 800 chilometri (490 miglia) nel Batang-Hari, ed appena raggiunge i 600 (370 miglia) nel Musi.

Per le prahu « prahu di piccola portata il Batang-Hari è navigabile a partire dalla foce del Seliti, nel centro degli altipiani del Padang meridionale. Quindi è accessibile pel trasporto delle merci per una lunghezza di 760 chilometri (480 miglia), mentre il Musi, che incomincia ad essere navigabile a Tebing Tinggi, non lo è che per una lunghezza di 540 chilometri (330 miglia).

[ocr errors]

Barito, un battello a ruote che pescava 1,60, potè rimontare il Batang Hari senza difficoltà sino a Semalidu, cioè per un tratto di circa 600 chilometri (370 miglia), che fa più dei tre quarti della sua lunghezza; il Musi invece non potè essere rimontato che sino alla foce del Rawas, ossia per una distanza di 340 chilometri (210 miglia), che è appena la metà della lunghezza del fiume.

Il Batang Hari può essere raggiunto pel Sangir dal bel mezzo del XII Kota ed ha comunicazione cogli angoli più fertili e più belli degli altipiani del Padang per mezzo del Si Pottar, del Mamun e del Pangéan. Dei fiumi Djudjuhan, Tebo e Tabir, che recano il tributo delle acque provenienti dalle province occidentali, il secondo è di gran lunga il più importante e, nella sua parte inferiore almeno, fu trovato che era navigabile per la lancia a vapore, mentre i due altri lo sono soltanto per i battelli indigeni.

Il Tembesi, che è il maggiore degli affluenti di questo gran fiume, lo collega col Serampei e per mezzo dei suoi tributarii, col Korintji, col Batang Asei e col Limun. Il Tembesi fu percorso dalla lancia a vapore per una distanza di 150 chilometri (93 miglia): al di là di questo punto la lancia dovè arrestarsi, non per mancanza d'acqua, ma per le ostilità dei nativi. Il Marangin, una delle di cui diramazioni serve al lago di Korintji per iscaricarvi le acque superflue, è un gran fiume ma assai tortuoso: la lancia trovò che era navigabile nella parte inferiore. Il fiume Limun, una semplice diramazione del Batang Asei, incomincia ad essere navigabile per le prahu, vicino al confine Rawas, come fu osservato da van Hasselt e da Veth.

[ocr errors]

La popolazione del territorio bagnato dal Batang Hari è in generale assai rada; pure lungo il corso di tutti i fiumi che abbiamo di sopra citati s'incontrano moltissimi piccoli villaggi a breve distanza l'uno dall'altro. Siguntur sembra assai popolato, a giudicarne dall'estensione delle sue risaie, e la considerevole importazione di bestiame da Rantau di Bawah agli altipiani di Padang fa supporre che ve ne sia grande abbondanza. Il bestiame è anche esportato in quantità piuttosto rilevanti da Tebo e Bunga attraverso il XII Kota. Il caffè abbonda in Korintji ed in parecchi siti il prodotto dell'oro sembra essere capace d'un notevole sviluppo.

A buon dritto il residente di Palembang nel suo rapporto ufficiale sul viaggio del Barito fa osservare, che questo splendido fiume è navigabile per una lunghezza maggiore di qualunque altro fiume dell'isola di Sumatra ed oltracció estremamente importante pel traffico colla parte occidentale del Padang superiore, e coi distretti vicini, mentre i suoi grandi affluenti offrono gli stessi vantaggi pel traffico con Korintji e coi distretti dell'interno di Djambi. Per poter però usufruire di questi vantaggi è indispensabile di riunire il punto in cui il Batang Hari diviene navigabile, colla rete stradale che solca la luogotenenza della costa occidentale di Sumatra, e di prendere delle misure energiche per la sicurezza della navigazione sul fiume.

GUIDO CORA, Cosmos, vol. 5°, 1878-79, fasc. X.

49

[merged small][merged small][merged small][merged small][ocr errors]

Distacco di una parte della Spedizione. Seconda svernata.

Ai 5 di agosto, non essendovi ancora alcuna probabilità di poter correre al largo, due dei marinari ottennero il permesso di recarsi alla baia di Newman in cerca di oggetti che avevano quivi lasciati. Al loro ritorno narrarono che essendo l'aria d'una rara limpidezza, aveano scorto in lontananza, al nord della baia, delle balze altissime che scendevano a perpendicolo nel mare ed avevano cime dirupate ed aguzze. Le giogaie nevose di quella remota regione spiccavano con tale chiarezza che potevano distinguersi nettamente ad occhio nudo. A queste terre fu poi dato il nome di President Land». Ora che si trattava sul serio di volgere la prua verso il mezzogiorno, svaniva la rimembranza delle ore di angoscia e si affacciava invece alla mente dei naviganti, ammantato de' più vivi colori, il tempo passato piacevolmente in quelle gelate regioni e rendea penoso il distacco. Il piccolo osservatorio, sulla pianura, che essi avevano percorsa a tutte le ore del giorno e della notte, agiva sul loro spirito come una potente calamita e gli occhi s'empivan loro di lagrime pensando alla tomba recente che da indi innanzi nessuno più avrebbe coperta di fiori.

[ocr errors]

Alle 4,30 pom. del 12 agosto abbandonarono finalmente il loro ancoraggio e poco prima la mezzanotte giunsero alla bocca del Fjord Petermann, ma non incontrarono il mare aperto che la mattina dei 13. La nave seguiva il movimento generale del ghiaccio e filava lentamente verso il sud. All' altezza dell'isola Hans l'osservazione della latitudine diede 80°48′ e quella della longitudine 68°38′ ovest: verso ponente s'apriva la baia di Carlo Ritter. La velocità media era da principio di 7 1, miglia, ma ai 22 di agosto non era più che di un miglio soltanto ed ai 25 la nave era nuovamente chiusa dai ghiacci. Le profondità misurate oscillavano tra 165 e 172 metri.

Oramai erano sicuri che non avrebbero mai potuto raggiungere un porto del mondo incivilito colla nave così fortemente danneggiata, e non avendo carbone

1 Continuazione e fine.

V. il fascicolo IX, pp. 322-347.

2 I marinai della « Polaris » scambiarono apparentemente una barriera di ghiacci con una terra. Nel sito assegnato dalla Spedizione Americana alla terra President la susseguente Spedizione Inglese (diretta da Nares) trovò mare congelato. G. C.

a bordo che per soli tre giorni. Nel caso più fortunato potevano essere gettati alla costa dal ghiaccio, e l'estate venturo cercar la loro salvezza sulle scialuppe. Presero perciò le necessarie disposizioni per una seconda svernata, ed in vicinanza del bastimento eressero sul ghiaccio un edificio, metà tenda metà capanna, per servir loro di ricovero accadendo che la nave facesse naufragio. Continuavano intanto ad avanzarsi verso il sud seguendo i movimenti del ghiaccio.

Finito il mese di settembre, le notti cominciarono ad allungarsi e la loro situazione peggiorava di giorno in giorno. Il 15 ottobre si levò una spaventevole burrasca, i banchi di ghiaccio accumulatisi intorno alla nave minacciavano di schiacciarla ed il fischiare del vento tra le sartie e la neve che oscurava l'orizzonte accrescevano l'orrore della scena. In quel frangente si diedero subito a scaricare sul ghiaccio, che offriva maggiore sicurezza, le provvigioni, il carbone e le cose le più necessarie, trasportandole in vicinanza della tenda.

D

Mentre però erano intenti a questa bisogna si spezzarono improvvisamente le due gomene che li tenevano ormeggiati al banco di ghiaccio, e la nave, drizzatasi, fu trascinata in un batter d'occhio lontana dal banco sul quale trovavasi la maggior parte dell'equipaggio, le donne, i fanciulli, le provvigioni e le scialuppe. Addio Polaris! gridarono lagrimosamente quelle genti sparse qua e là sul ghiaccio ed alle loro strida si mischiava l'ululato dei cani, il sibilare dell'uragano ed il fracasso delle onde che si rompevano contro i banchi di ghiaccio, le cui forme gigantesche nell'oscurità della notte apparivano come orribili spettri. In pochi minuti i compagni rimasti indietro erano spariti, e la nave sbattuta dalla bufera, sopra il tempestoso mare correva ad ogni istante pericolo di sommergersi. L'acqua cresceva nella stiva ed i navigatori vedevano la nave sprofondarsi a poco a poco sotto i loro piedi, senza che avessero un solo battello o scorgessero in vicinanza un banco di ghiaccio sul quale tentare di mettersi in salvo. Le pompe erano irrigidite dal gelo, e solo dopo ripetuti tentativi, versandovi dentro acqua bollente, riuscirono a metterle in moto. Lavorando costantemente incominciarono però alla fine a gettar tant'acqua quanta ne entrava per le falle, e rinacque così nei loro cuori la speranza di mantenersi a galla sino allo spuntar del giorno. La tempesta era cessata, e la luna affacciandosi tra le masse di nubi cacciate dal vento svelò ai pericolanti le linee incerte di una sosta vicina. Si contarono allora e videro che il numero dei presenti non era più che di 14. Gli altri 19 erravano in balìa dei flutti sopra un debole frammento della crosta ghiacciata del mare.

Quando il giorno fu chiaro, poterono a poco a poco orientarsi coll'aiuto della carta e trovarono che erano risaliti al nord di circa 10 miglia e giacevano tra le isole Littleton e la punta Cairn, a 5 miglia circa all'ovest della costa.

Perduta ogni speranza di ritrovare i compagni, non sapendo in che direzione cercarli, si occuparono prima di tutto della loro salvezza e giovandosi di una leggiera brezza da nord-est che aprì loro la strada tra i ghiacci, vennero a pocol a poco avvicinandosi alla costa e la raggiunsero felicemente pochi minuti prima delle 12 ore del 16 ottobre, quando il sole si alzava per l'ultima volta nell'anno, al di sopra dei monti che terminavano l'orizzonte dal lato di mezzogiorno. La gioia di essere giunti a salvamento era però amareggiata dal pensiero degli as

« ForrigeFortsæt »