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ciclone del 1876. Nella presidenza di Bombay l'area totale misurata nei distretti di Nasik, Poona ed Ahmadnagar ammontò a 5703 chilom. quadr. sulla scala di 2 pollici (1:31.680). All'est la porzione descritta era piana ed aperta, ed intersecata da fiumi grandi e piccoli. Verso occidente il terreno invece era ondulato ed in parte montuoso; in prossimità dei Ghat è un ammasso di colline, tra le quali alcune assai scoscese e dirupate. Nella presidenza di Madras l'area descritta sulla scala di 16 pollici al miglio (1:3960) fu di 104.650 chilom. q. Le levate topografiche sulla scala di 1, 2 e 4 pollici al miglio (1: 63.366, 1:31.680, 1:15.841) furono estese sopra 45.046 chilometri quadrati.

II.

Rilievo geologico. - Due regioni sono state esplorate geologicamente per la prima volta durante il 1877, cioè il Kascmir col bacino superiore del Cenab, ed una zona montuosa e selvaggia tra il Mahanadi ed il corso inferiore del Godavari, lunga circa 483 chilometri. Il colonnello Mac Mahon ha compilato una carta geologica della regione Simla ed ha suggerito una spiegazione dello sconvolgimento degli strati, che il sig. Medlicott considera di grande importanza, specialmente rispetto alle rocce dello gneiss. Il sig. Hackett traversò anche del terreno nuovo in Ragiputana, al sud di Agimir. Nell'India settentrionale il signor Wynne levò il piano delle alture di Potuar o Raualpindi, tra il Salt Range e le montagne al nord, una regione di struttura geologica assai complicata. La carta del Sind all'ovest dell'Indo è stata portata a compimento dai sigg. Blanford e Fedden, e si raccolse nello stesso tempo una gran quantità di avanzi organici. Ricerche archeologiche. Il generale Cunningham scoprì a Rhita presso Allahabad nel 1876-77 una bella statua di Buddha, con un'iscrizione. A Tigoua esaminò un antichissimo tempio ch'egli avea già visitato due anni prima. Di là si recò ad esplorare le rovine della città di Besnagar, situata al confluente dei fiumi Betua e Bes e quindi Deogurh, Bhita, Garhua ed altri luoghi in Ragiputana ed Agimere, dove trovò colonne, sculture ed alti rilievi in terra cotta di grande bellezza. Il sig. Carlleyle avendo scoperto a Kasia la statua colossale di Buddha disteso morto colla faccia volta verso occidente, potè porre fuor di dubbio che là sorgeva Kusinagara, teatro della morte di Buddha. Il sig. Carlleyle premette al racconto dei suoi viaggi una breve notizia delle principali catene di monti del Ragiputana, il Pathar, Karkota e l'Aravalli. Circa la catena del Pathar, fa osservare che la giogaia principale di cui fa parte è una delle più lunghe delle Indie, distendendosi per circa 322 chilometri da sud-ovest a nord-est. Sulle carte generalmente è segnata scorrettamente e confusa con una affatto diversa, cioè colla catena Karkota, che giace 52 chilometri più in là verso occidente. Dalla parte del mezzodì gli abitanti danno a questa catena il nome di Araballa, e perciò il sig. Carlleyle la considera come la vera catena Aravalli, invece di quella che porta comunemente questo nome, la quale trovasi più lungi verso occidente sul limite del deserto.

Le ricerche archeologiche del sig. Burgess nell'India occidentale dal novembre 1875 al maggio 1876 furono assai interessanti, essendo state eseguite principalmente nella porzione occidentale dei dominii del Nizam, un tratto sinora affatto sconosciuto agli antiquarii. L'ultima stazione da lui visitata fu Elurâ, celebre pel tempio di Ahaliabai (1765-1795) sormontato da una torre piramidale o «sikhar, di cinque piani. La pianta delle grotte o tempii scavati nella roccia ad Aurangabad fu incominciata nel 1876 e terminata nel 1877. Il sig. Burgess conchiude la sua relazione riportando un gran numero d'inscrizioni raccolte nei distretti settentrionali ed in quelli di Belgaum e Kalâdghi. Alcune di queste iscrizioni sono scolpite sulle rocce, altre sulle colonne e sulle mura dei tempii ed altre incise su grandi lastre di pietra o di rame e ricordano la cronologia e le gesta delle dinastie che dominavano anticamente in quelle regioni.

Meteorologia indiana. La seconda relazione annuale del sig. Blanford, sulla meteorologia delle Indie, venne non ha guari pubblicata a Calcutta. Cinque o sei nuove stazioni furono inaugurate durante l'anno, ma nella più gran parte dell'India occidentale il sistema è ancora imperfetto. All'est due nuovi osservatorî a Rangûn e Mulmein estendono il campo delle ricerche al Pegu ed al Tenasserim, e rivelano per la prima volta la distribuzione della temperatura e della pressione giù giù sino al margine orientale della Baia del Bengala, mentre all'ovest l'osservatorio di Buscire a capo del Golfo Persico serve di anello di comunicazione tra l'Europa e l'Asia occidentale. Durante il 1877 altri osservatorî furono stabiliti a Bassein nel Pegu, Mergui nel Tenasserim e Quetta nel Balucistan. Il numero delle stazioni idrometriche è stato notevolmente accresciuto, essendosene aggiunte 28 nella presidenza di Madras e 43 nelle provincie nord-occidentali e centrali ed in Berar.

La meteorologia dell'anno è descritta sotto i seguenti titoli: 1, Temperatura della radiazione solare; 2, Temperatura della radiazione notturna; 3, Temperatura dell'aria; 4, Pressione atmosferica; 5, Anemometria; 6, Igrometria; 7, Proporzione delle nubi; 8, Idrometria.

III.

Geografia fisica dell'India. La struttura della gran massa dell'Imalaia, che forma il confine settentrionale dell'India, è il soggetto a cui tanto i viaggiatori quanto i geografi hanno dedicato la più gran parte dei loro lavori. Secondo il sig. Saunders, nel suo schizzo delle montagne e dei bacini fluviali delle Indie, edito nel 1870, la regione dell'Imalaia è compresa tra le pianure dell'India al sud ed i corsi superiori del Sanpu, Sutleg ed Indo al nord, e si estende per una distanza di 2250 chilometri dalla gola dell'Indo a quella del Sanpu o Brahmaputra. La sua struttura generale è in breve la seguente. L'Imalaia si

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A Sketch of the Mountains and River Basins of India, by TREWLANY SAUNDERS, Geographer, India Office» (in-4° di pp. 31 e 2 carte. London, 1870)."

eleva per l'intiera lunghezza in due catene parallele continue che l'autore chiama rispettivamente l'Imalaia settentrionale e meridionale. Quasi tutti i grandi picchi nevosi all'est del Sutleg, che sono stati determinati e misurati colla triangolazione, trovansi nell'Imalaia meridionale; la catena settentrionale invece è poco conosciuta sebbene sia appunto questa catena che costituisce lo spartiacqua tra il bacino del Gange e quello del Sanpu. Una serie di valli separa le due catene e per esse serpeggiano i corsi superiori del Gelum, del Cenab, dello Spiti, del Baspa, del Gange, e dei numerosi affluenti del Gange e del Brahmaputra nella direzione dell'asse dell'Imalaia, finchè giungono ad aprirsi una strada attraverso la catena meridionale per andare a raggiungere i fiumi principali nelle pianure dell'India. L'Indo, il Sutleg ed il Sanpu formano un canale continuo nella stessa direzione e dividono l'Imalaia dai monti Karakorum e Gang-ri. I monti Karakorum dividono poi l'Indo dal bacino del lago Lob. Il Gang-ri separa l'Indo, il Sutleg ed il Sanpu dall'altopiano del Tibet, il quale verso il nord è coronato dai monti Kuenlun, che dall'altro lato scendono nelle basse pianure del Gobi. Il Gang-ri ed il Kuenlun incontrano i monti Karakorum alla cima della valle del Karas, e questi ultimi si riuniscono coll'Hindu-Kusc e coi monti Bolor o Pamir nel nodo centrale di Tagh Dumbas o Pust-i-Khar. La catena meridionale dell'Imalaia, considerata come la parte culminante del declivio che sorge dalla pianura indiana, è naturalmente connessa colle giogaie che solcano il Pungiab ed il Sind e terminano nel mare al capo Monze. La catena settentrionale scende all'Indo dal picco di Nanga Parbat ed incontra sulla riva destra la giogaia che forma il limite meridionale del bacino del Ghilghit. Di là, attraversando il Citral, raggiunge l'Hindu Kusc al passo di Nuksan, forma il displuvio del Badakscian e probabilmente si riunisce cogli alti monti che separano l'Oxus dallo Zarafscian.

Quantunque la scala sia assai piccola, la carta che accompagna lo schizzo citato del sig. Saunders mostra questa disposizione con estrema chiarezza e precisione ed il sito di ciascun picco od altura considerevole è accuratamente determinato.

Un altro libro importantissimo sull' Imalaia, intitolato il soggiorno della neve fu pubblicato dal sig. A. Wilson nel 1875, ma l'opera che per le sue squisite illustrazioni e l'affascinante narrativa dà l'idea più appropriata di queste gigantesche masse di monti, è quella intitolata Le alpi indiane e come le passammo (by a lady pioneer) data alla luce nel 1876.

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In gennaio 1877 la descrizione fatta dal sig. Saunders del sistema dell'Imalaia fu contraddetta in un articolo nella Rivista di Calcutta dove si negava l'esistenza della catena continua, che egli chiama meridionale. Il sig. Markham pubblicò in risposta un articolo nella sua rivista geografica, intitolato il sistema dell'Imalaia (maggio 1877, pag. 113-118) ed il sig. Saunders istesso un altro pregevolissimo nel medesimo giornale (luglio 1877, pag. 173-181) illustrato da carte e da una serie di picchi colle loro altezze tolte dalle annotazioni del grande misuramento trigonometrico. L'ultima e non la meno importante discussione sull'Imalaia trovasi nel 1° volume dell'opera sulla China del barone Richthofen (Berlino 1877).

(Sarà continuato).

CRONACA GEOGRAFICA

Europa.

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Abbiamo ricevuto la se

La Bosnia descritta da Schweiger-Lerchenfeld. conda edizione, riveduta e corretta, della pregevole opera del barone A. v. Schweiger-Lerchenfeld (il noto redattore di un eccellente lavoro sulla spedizione Cernik all'Eufrate e Tigri, che porta il titolo: Bosnien, das Land und seine Bewohner). Avuto riguardo all'interesse speciale acquistato dalla Bosnia dopo il trattato di Berlino, un'opera che compendiasse quanto si conosce di quel paese ai dì nostri doveva certamente riuscire di molto interesse: e ciò ottenne egregiamente il libro citato, la cui nuova edizione è una prova concludente del favore che acquistò presso i lettori d'ogni paese.

Noi raccomandiamo vivamente questa pubblicazione, che offre un quadro fedele della Bosnia, trattandola successivamente dal lato storico, geografico, etnografico e politico-sociale.

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Carta geologica della provincia di Brescia. Il Comitato organizzatore del Congresso geologico internazionale, che si terrà in Bologna nel settembre del 1881, si adopera già da parecchi mesi allo scopo che il nostro paese si possa per quel tempo presentare abbastanza riccamente illustrato, in particolare per quelle regioni, le quali per importanza mineraria e per complicata struttura geologica attraggono l'attenzione degli industriali non meno che degli scienziati. E siccome nè il detto Comitato, nè alcuna delle esistenti istituzioni possiedono mezzi bastevoli per compiere da sole la grandiosa impresa del rilievo geologico del nostro paese, così occorre che venga in loro aiuto l'opera di quei naturalisti, che con amore e con costanza di ricerche hanno studiato le singole regioni, e che il frutto di tali ricerche sia reso di pubblica ragione a mezzo delle Autorità locali, che non mancheranno di scorgere in tali pubblicazioni un utilissimo inventario delle ricchezze naturali di ogni singola provincia.

La più importante delle provincie di Lombardia, per la varietà de' suoi terreni e per la relativa abbondanza dei suoi giacimenti minerari, specialmente siderurgici, venne fatta da molti anni oggetto di accurati studii dall'egregio prof. cav. Giuseppe Regazzoni, dell'Istituto tecnico di Brescia, e ben può dirsi, senza far torto alla fama nè alla memoria di alcuno, che dai suoi scritti e dalle sue carte hanno attinto più o meno copiosamente quanti geologi hanno trattato di quella provincia. Geologo egli pure e valente, perchè profondo conoscitore

1 V. il cenno di quel precedente lavoro nel vol. III, 1875-76, pp. 310-311 (fascicolo VIII). * Un volume in-8° di VIII-213 pp., con 9 illustr. e 1 carta. Wien, L. C. Zamarski, 1879,

della stratigrafia alpina e prealpina, ma timido e desideroso sempre di approfondire i suoi studii, l'egregio signor Regazzoni avrebbe aspettato chissà quando a pubblicare egli le sue carte e le sue osservazioni, se il detto Comitato, sicuro di rendere un buon servizio alla scienza ed al paese, non avesse fatto istanza alla onorevole Deputazione provinciale di Brescia, affinchè questa si sobbarchi alla non grave spesa della pubblicazione di un'opera, eseguita col più ammirabile disinteresse; alla quale istanza si ha fondamento a sperare che sarà fatta favorevole accoglienza.

Facciamo voti che possa venire pubblicata un'opera tanto pregevole, anche perchè ci venne riferito come la provincia di Bergamo da alcuni anni abbia ordinato un analogo lavoro ad un egregio suo concittadino, il signor professore A. Varisco, e sia disposta a sostenere le spese di stampa del lavoro stesso. Onde è a sperarsi che, condotti da due geologi, i quali sono concordi nelle loro vedute, i rilievi di queste due vaste ed importanti provincie segneranno un grande passo nella impresa della carta geologica italiana; collegandosi da un lato colla carta recentemente ultimata dal signor Stoppani e dal compianto E. Spreafico, e dall'altra coi rilievi che da parecchi anni sta facendo nelle provincie venete il prof. Taramelli. Altri egregi naturalisti si occupano della porzione settentrionale dell'Apennino, e tra questi basterà nominare il chiarissimo professore Capellini; mentre nella Toscana e nell'Umbria, sempre per iniziativa privata, si compiono non meno pregevoli lavori per opera di altri geologi; e nella Sicilia i signori Gemmellaro e Seguenza, paleontologi di fama europea, stanno esaminando con molto scrupolo la moltiplicità di quelle formazioni secondarie e terziarie. Ond'è a sperare che al futuro Congresso geologico l'Italia compaia stumeno dai naturalisti nazionali che dagli stranieri, e che venga dimostrato come anche presso di noi la geologia, scienza nata e cresciuta in Italia, quantunque non vi trovi le più acconce condizioni di vita e si provveda al suo sviluppo molto meno saggiamente che per le altre scienze naturali, tuttavia conta appassionati cultori, i quali agli stranieri non ponno altro invidiare che un maggiore accordo nell' indirizzo dei lavori individuali e la copia del tempo e dei mezzi per condurre questi a compimento '.

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Africa.

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Carlo Piaggia nel bacino del Nilo Azzurro. Alcune lettere inserite in parte nel Fanfulla di Roma, ci danno notizie del nostro egregio viaggiatore Carlo Piaggia, partito lo scorso anno dall'Italia onde proseguire le sue esplorazioni nell'Africa interna e specialmente nel bacino del Nilo. Dopo un'escursione del Kordofan, ritornato a Kartum ne ripartiva in principio del marzo 1879 per risalire il Fiume Azzurro, coll'intento di recarsi nel paese dei Beni Sciangol, già visitato cinque lustri or sono dal chiarissimo professore cav. abate G. Beltrame che sta pubblicandone una preziosa descrizione raccontando il suo viaggio in quelle regioni e attraversato lo scorso anno da Gessi e Matteucci.

1 « La Perseveranza, Milano, 26 aprile 1879.

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