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si aumenterà la popolazione e la forza reale d'uno stato. I progressi sociali correranno spontaneamente paralelli alla umana perfettibilità, e lo spirito sviluppandosi naturalmente profitterà di tutti i vantaggi dell' organizzazione. Quale possa essere questo stato dell'umanità non lo sappiamo ancora, ma la ragione ci dimostra che sarebbe la sola o principale strada alla perfezione sociale.

Riflettendosi quindi che la prosperità di uno stato risulta da quella degl' individui, e che tutte le classi de'medesimi sono egualmente interessate alla libertà del commercio de' grani e di qualunque primitivo prodotto, ne segue che la total libertà del medesimo sia una legge naturale dell' economia pubblica, un principio necessario dell'ordine civile. Se si tratta de' proprietarj, niuno difficulta che la libertà debba essere loro vantaggiosa; e se alcuni hanno pensato che non fosse lo stesso per i non proprietarj, sieno coltivatori o consumatori, ciò è nato dal non vedere i veri principj, e non conoscere che questo vantaggio è in una perfetta e non mai discontinuata circolazione per tutte le classi dello stato. Infatti se si

considera

considera che la rendita de proprietarj come è la base della rendita dello stato, così è ancora il fondo effettivo di tutti i salarj o pagamenti delle opere e de' prodotti dell'arte, si vedrà che gl'interessi de' proprietarj e degli altri sono uniformi su questo punto. Importa ai consumatori, che i coltivatori ed i proprietari possano fornir loro de' generi e de'salarj, senza de' quali non potrebbero sostenere nè le arti nè la vita; sicchè è del loro interesse che la coltivazione si accresca, poichè il profitto de'coltivatori e de' proprietarj eccita l'abbondanza de' prodotti, e questa favorisce le opere e le manifatture.

Rendita de' proprietarj e travaglio de'consumatori sono dunque correlativi necessarj, che non possono sussistere l'uno senza l'altro. La diminuzione delle rendite prodotta dalla mancanza di libertà farà diminuire la produzione, e tanto meno ve ne sarà per i consumatori che vivono degli avanzi de'coltivatori e de' proprietarj, cioè de' possessori delle sussistenze o de' generi primitivi. Il più gran vantaggio de' consumatori nel sistema di libertà è dunque nell'accrescimen

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to della massa delle sussistenze, ció che è fondamentale per la loro sussistenza medesima. Ma non è poi di minore importanza per essi la ragion de' prezzi, che nella libertà sono sempre necessarj e presso a poco uguali, o almeno non soggetti a quelle variazioni ed alterazioni eccessive che sono sempre l'effetto delle cattive leggi economiche, piuttosto che delle alterazioni della natura. Quando i prezzi de' generi soffrono solo le piccole alterazioni necessarie, il prezzo delle opere si porrà facilmente a livello con essi, e non si proveranno, o per dir meglio non vi saranno quelle carestie tanto pregiudizievoli specialmente ai consumatori.

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Or nel sistema di libertà si può dire che le carestie non vi potranno essere, poichè il grano e tutti i generi corrono dove il bisogno l'invita, e dove niun ostacolo l'impedisce di pervenire; e la libertà istessa facilitando la circolazione ed il commercio, rende i prezzi proporzionatamente uguali. E come potrebbe dimostrarsi che non accadono se non parzialmente le vere carestie naturali, così potrebbe dimostrarsi che tutte

quelle che l'umanità ha sofferte sono state l'effetto dell'avidità e dell' errore, cioè della mancanza di libertà e dal non conoseere

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che essa è il vero principio dell' abbondane della pubblica economia. Ma io non andrò più innanzi su questo articolo, tanto felicemente esaminato da uno de' più grandi ingegni e grand'uomo di stato del nostro secolo (1).

(1) Intendo del Turgot, il quale nelle sue lettere su tal proposito illustrò l'argomento colle prove più dimostrative della ragione e con i fatti ch'esso ben conosceva per averli fra le mani. All'opera di Tur got posso aggiungere quelle di due miei amici, i quali hanno portato ancora un maggior lume su tale articolo. La prima è il libro dell' Annona di Napoli del duca di Cantalupo, nel quale è dimostrato colle più luminose riflessioni e fatti che nelle più grandi capitali il sistema di libertà è il solo che può esser salutare al popolo, conservando l'abbondanza ed i prezzi naturali delle sussistenze. L'altra è del cavalier Biffi Tolomei, Confronto delle Ricchezze ec., nella quale col paragone de' fatti di Toscana nell' alternativa della libertà e del divieto resta palpabilmente dimostrato l'assunto; provando ancora che nella libertà non si può estrarre tanto genere che faccia un

Considerando la massa delle azioni che formano la vera esistenza della società, quella delle cose che rappresentano i bisogni, vedremo per un costante progresso crescere in seguito delle prime anche le seconde, e un tal aumento caratterizzare favorevolmente le nazioni. L'uomo che agisce perchè sente, che sublima la sua sensibilità al punto che sembra crearne una del tutto nuova, e che può moltiplicar la sua attività fino ad un punto indeterminato e finora sconosciuto, ci somministra ancora delle osservazioni che possono essere dimostrative per quella parte del quesito che riguarda i prodotti delle arti, poichè esse nascono necessariamente nel corso che devono fare le nazioni. Ma volendo ragionare particolarmente di qualche modificazione de' naturali prodotti, ne presceglieremo per esempio una che sia della massima impor

deficit nel paese, e che quand' anche questo potesse accadere non vi sarebbe alcuna perdita, essendosi avuto anticipatamente un compenso negli effetti della circolazion del denaro. L'una e l'altra opera meritano di esser lette ed eseguite.

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