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PROPRIETÀ LETTERARIA

TORINO

VINCENZO BONA, Tip. di S. M. e de' RR. Principi (8006)

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La pubblicazione di un nuovo commento alle liriche di Orazio, per uso delle nostre scuole classiche, dove a torto o a ragione la lettura di Orazio forma così gran parte dei programmi liceali da parer quasi che fuori di lui e di Vergilio non esista poesia latina, può parere oziosa soltanto a chi non sia troppo addentro nella bibliografia scolastica italiana. Gli intenditori e gli insegnanti debbono invece pronunciare un giudizio diverso. Noi non abbiamo ancora nè un commento come quello tedesco del Kiessling dove le situazioni e i passaggi lirici sono così felicemente dichiarati, nè un commento come quello inglese del Gow, dove, a suscitare quasi il senso estetico nelle anime giovanili, così felici traduzioni di parole e di frasi vengono suggerite ai principianti, nè come quello pure inglese del Wickham che nato dopo il primo e prima del secondo partecipa dei pregi di tutti e due. Il miglior commento d'Orazio, almeno delle liriche, che possegga anche oggi la scuola italiana, è sempre quello del Bindi, che non risponde più allo stato attuale della esegesi oraziana nè, quel che è peggio, ai fini educativi che la nostra scuola si deve proporre. Dei commenti nati dopo e più in uso, quello del Trezza pecca per la soverchia impronta personale, che non riuscì a togliere a nessuna delle sue opere l'autore (strana contraddizione) della Critica moderna per la prepotente originalità dell' ingegno suo: quello del Cortese in questa raccolta medesima rimase incompiuto, come volle incompiuto il suo, che fa parte della Lyra Romana, Giovanni Pascoli.

281017

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