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di sudore, agitando quel suo archetto: Signore, gli venne detto, sapete voi che ciò che ha fatto, è difficilissimo? Difficilissimo, rispose l'amatore: ma io vorrei bene che fosse impossibile!

Oh Dio buono! perchè de gradare così le belle arti? Chi è figlio delle Muse, e degno di loro celeste origine, deve dilettare i sensi ed interessare l'animo: chè mai sempre l'esperienza conferma, che le più gentili commozioni nascono da una impressione morale. Quando si ode la scena di Edipo e d'Antigone, od il terzetto di Felice, o l'aria del padre nella Stratonica, od il coro delle due Giornate, si assapora una dolcezza commovente che penetra l'animo lo sublima (1).

È molto più che maraviglia, è riconoscenza quella che si prova per un'arte incantatrice che fa sorgere sentimenti così puri, e piaceri così vivaci.

APPLICAZIONE DELLO STESSO PRINCIPIO ALLA POESIA.

La poesia può non avere altro scopo, oltre quello di piacere; ella si pasce d'armonia e d'immagini, e le sue

(1) Tutto questo sia pei Francesi: noi italiani non abbiamo forse bisogno di tanti argomenti per convincerci che la musica vóta di sentimento non sia vera musica. Noi siamo troppo facilmente scossi dalle commozioni che questa nostra arte produce, nè v'ha alcuno che non le senta. Quando non una persona od un circolo, ma un intiero teatro, ma tutti i teatri della penisola versano lacrime alla bella Romanza del Tebaldo ed Isolina, e l'Ah mai più! di Crescentini ha fatto agghiacciare il sangue nelle vene, si comprende facilmente che non si denno spendere molte parole per provare l'assunto dell'autore presso una siffatta popolazione.

Belle Arti.

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brillanti ricchezze bastano per cattivarsi lo spirito. È maggior saggiezza il lasciarla nella sua indipendenza, che offerisce all'immaginazione ingegnose chimere, anzichè voler renderla pedantemente istruttiva. Ella si anima nelle amene pagine cui detta un piacevole delirio, e muore quando la si sottopone alle leggi didattiche d' una fredda filosofia. Gli stessi prosatori hanno conosciuto il bisogno di animare i loro scritti. Una sola osservazione basterebbe a provare a qual punto costoro, il cui fine era di ammaestrarci, desideravano di dilettare. Fénélon, Bossuet, Montesquieu, Buffon, tutti si distinguono e nello stile, e per qualità differenti; ma ve n'ha una che tutti possedono: tutti si sono studiati di spargere i loro pensieri di maggior splendore, di maggior forza o grazia, dando alle parole una felice armonia.

Disprezziamo il verseggiatore che ci vuol rendere attenti ad aride lezioni. Quanto vantaggio pel poeta' quando l'argomento lo chiama a rilevare tutta la dignità dell'arte sua, e concorrere a farci sentire l'impressione del bello! Orazio spogliato della sua filosofia non sarebbe più il poeta amato dalla vecchiezza, come dalla gioventù: togliamogli quella sua saggezza, e di qual vaghezza non avremo privato il suo ingegno? Supponiamo che Virgilio scelga per soggetto dell' egloghe sue, scene interessanti quei magici suoi versi ci sembreranno abbellirsi ancor più.

La giocondità dell'intrigo non basta all'autor comico, ed i suoi grandi concetti debbono offrire qualche cosa di serio. Turcaret, considerato superficialmente, è una commedia scherzevole. Ma non vi si ammira nulla di più, quando si veggono coloro che fan lucro delle pubbliche miserie, esposti sul teatro alla sferza sanguinosa del ridicolo? In nessuna opera, toltone il Tartuffo, il poeta comico non si mostrò più apertamente il vendicatore della morale e della società. Il Legatario è forse il capo-lavoro della giocondità francese: pure non lascia forse alcunchè a desiderare? Dopo aver riso di tante scene ed idee gioconde, si vede

quanta avrebbe Regnard aggiunta importanza a questa commedia, se avesse preso di mira mostrare il celibatario che pagasse il fio di un lungo egoismo in mezzo a servi insolenti ed avidi vicini (1).

Nell'Attica, dove la libertà secondava tutte le arti, la tragedia non eccitava solo il terrore e la compassione, ella ispirava altresì l'amor della patria. Chiamati ai più alti destini, i poeti creavano la religione e la storia per un popolo tenero delle belle arti. La poesia era risplendente allora della maggior sua luce: non è più sorella della legislazione: la sua lira, le sue muse, i suoi altari non esistono che nelle nostre memorie, ma si è la scelta dell'argomento che può ridestare ancora le scintille del fuoco poetico.

Noi abbiamo veduto sorgere un'infinità di volumi scritti in versi. Il meccanismo del verseggiare è conosciuto da'giovanetti che alcun altro studio non han fatto. Ora è più che mai necessario che l'argomento di un poema interessi altamente; che la favola sia posta in forma drammatica, e che questi vantaggi ajutando il genio del poeta s'aggiungano ai versi armoniosi per dilettare gli animi.

Per decidere dell'eccellenza di un'arte sopra un'altra, il pubblico esamina, e fa comparazione dei piaceri che da esse riceve; i suoi piaceri soli danno norma aʼsuoi giudizi. I gradi accordati alle differenti arti, siffattamente giudicando, si trovano collocati come lo sarebbero se si avesse considerata la quantità di potere che ciascuna d'esse ha per comunicare sentimenti e pensieri. Al primo grado è posta la poesia; è dessa che parla con maggior chiarezza allo spirito, al cuore, all'immaginazione; è dessa che diffonde l'amor delle leggi, e che può darci ancora più amabili le

(1) Beaumarchais disse che nulla mancava a questa commedia, tranne l'essere intitolata il Vecchio celibatario. Così come è, mi sembra tal titolo convenirle poco.

zioni. La musica, la pittura, la scultura si circondano di gloria maestosa: desse non hanno la stessa fecondità di pensieri, e non varrebbero ad esercitare tanto vasta influenza.

Si pone generalmente l'architettura presso le arti che ho poc' anzi nominate, essa non ha però altri mezzi per ispirare idee, che di rendere l'esteriore de' suoi edifici conforme alla loro destinazione colla ricchezza od eleganza, o severità del disegno. Finalmente la danza mi sembra essere al di sotto delle belle arti, così come la poesia n'è al di sopra. Pure quest'arte frivola unita alla pantomima, desta idee, eccita commozioni, ed è allora principalmente che ottiene i nostri applausi (1).

(1) Che un giovane ballerino, che si esercita a formar de'passi misurati creda d'apprendere una delle belle arti, io scuso la sua ignoranza e la sua vanità; non è punto la danza propriamente detta, ma la danza imitatrice, la pantomima che gli antichi noverarono fra le belle arti. Plutarco l'appella una poesia muta, e chiama la poesia una danza par

lante.

Nullameno non so risolvermi a dar molta importanza a quest'arte che ci diverte, ci interessa un solo istante, e di poi nulla rimane. Giammai i Greci, così giusti estimatori di tutto ciò che può dilettare i sensi e l'immaginazione, non diedero luogo alla pantomima nelle loro belle rappresentazioni drammatiche. Quella specie di furore che i Romani ebbero per siffatti spettacoli, anzi che provare la loro importanza, prova la corruzione del gusto. Pilade, e Batilo portarono ad alto grado l'arte del gestire, ma ben tosto gli emuli di codesti attori non si distinsero più che per l'oscenità de' loro vilissimi giuochi. Alcuni de' nostri balli pantomimi riuniscono, cred'io, tutto ciò che la danza può offrire di più piacevole e lusinghiero; è però impossibile cosa inalzare al grado di autori

DEGLI ARGOMENTI CHE SI OPPONGONO

AGLI EFFETTI DEL BELLO

Se l'artista non cerca che il merito dell'esecuzione, se trascura il possente mezzo di successo, del quale noi abbiamo poc' anzi tenuto discorso, per lo meno rifiuti tutti quegli argomenti che sono contrarj alle nobili commozioni, che l'ingegno suo potrebbe produrre.

Gli argomenti dei quali si sdegna, la maestà delle arti, i vergognosi monumenti ne' quali la tirannia vienė accarezzata dalla mano servile, non ottengono gli effetti del bello. Unendosi a soggetti che inviliscono l'animo nostro, l'ingegno perde il suo potere di sublimarlo.

Gli errori di una immaginazione brillante hanno alcuna volta prodotti licenziosi dipinti, e la saviezza ha dovuto gemere su qualche produzione sfuggita al genio. Poeti, artisti, non componete mai opera che possa costare un pentimento alla gioventù, o lagrime ad un padre di famiglia.

Finalmente il gusto debbe allontanare tutti quegli argomenti, il penoso effetto dei quali s'oppone a quello che il bello vuol farci sentire. Temiam d'abusare dei seguenti versi:

Non v'ha serpente, od odioso mostro

Cui l'arte imiti, che piacer non sappia;
Di maestro pennel l'arte gentile

Sa far gradito il più nefando obbietto.

i nostri maestri del ballo. Se io credessi che la pantomima dovesse occuparci di più, mi sarebbe agevole l'applicare a questo genere di composizioni i miei precetti intorno al ballo. Osservinsi le lettere di Noverre, sulle Arti imitatrici. Vi si troverà, come l'autore richiede, semplicità in un ballo, e come ei vuole, che imiti la natura, e che si cerchino i mezzi non di abbagliare la vista, ma di commuovere il cuore.

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