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di là in Grecia e finalmente in Roma. Da un secolo appena sono esse universalmente sparse in tutta l'Europa, ed hanno penetrato fino nelle più oscure e remote contrade con egual gusto, con eguale eleganza e perfezione.

La Moscovia, potenza, cent' anni fa quasi ignota o disprezzata dal resto dell' Europa, era presso a poco ciò che sono ancora i tartari all' Oriente del Volga. Le scienze e le arti erano ivi straniere. Mentre Carlo XII, là nei deserti della Polonia credevasi il padrone del mondo intero, il suo nemico Pietro il grande Czar di Moscovia, che nel principio del secolo XVIII, aveva veduto brillare le

sparse nuovi lumi, nuove osservazioni letterarie, e si rese in questa parte autore classico ed originale. Il fermento delle antichità etrusche non restò racchiuso nella sola Italia; ma passò le alpi ed i mari, e riscaldò gli studiosi oltramontani. Il Montfaucon (Antiquité Expliquée) il Bourget, (Bibl. Ital.) il Caylus (Voyag. de la Gréce) vi si occuparono altrettanto, quanto lo aveano fatto per ogni greca antichità. Le urne, le monete, i vasi, gli ustrini, le armi, le patere, i sarcofagi, i pezzi di pitture, di sculture, di architetture etrusche, che si cavavano ogni giorno, e si raccoglievano dal Gori, arricchivano i musei ed apprestavano nuove bellezze alle arti.

Non sappiamo però quanto l'Etruria, nazione media tra i greci ed i romani, avesse figurato nella poesia. Una litania per impetrare la pioggia in tempo di siccità, scritta in lingua antica etrusca che comincia Esanu Fuja che vale: Spargete, o figli attoniti,

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Tutti spargete lacrime, "

su cui fatigarono il Gori ed il Passeri, e che fu tradotta da Saverio Mattei, è bastante per darci una qualche idea della loro versificazione. Questo è il migliore monumento etrusco che ci è rimasto, ed è stato paragonato al cantico detto del pozzo, che si legge nel libro de' Numeri al Cap. XXI ver. 17 e seguenti.

arti nel mezzo giorno di Europa, volle che divenissero pur cittadine della Moscovia. Istitui a quest' effetto accademie, fabbricò teatri, illustrò con premj e con onori le belle arti, e si vide uscire dalle tane del settentrione una monarchia, che gittò lo spavento nell' Europa e nell' Asia, e che va del pari adesso colle più colte nazioni del mondo(1). Se nei secoli addietro si stabiliva il buon gusto delle lettere e delle arti in alcune nazioni, mentre che in altre si corrompeva, nel secolo poi decimottavo e nel corrente divenne pienamente universale, e giunse a dileguare le tenebre delle due estremità dell' Europa, dal nord al mezzogiorno.

(1) Lo storico la Rosa scrive così. Nei principj del ⚫ secolo XVIII, era cosi grossolana l'ignoranza dei Moscoviti "che chiunque sapea leggere e scrivere venia stimato per dotto; dottissimo poi quel prete che arrivava a leggere un capitolo della Bibbia. (Istor. d'Europa T. I Lib. II.) Il gran Pietro 1 (soggiunge Monsieur de Mautraye) volle render felici e civili i suoi sudditi loro malgrado. (Vie de Pierre I.)

"

SEZIONE TERZA

SULLA

PERFETTILILITÁ

DELLE BELLE AKTI

Tutte

utte le belle arti, tutte quelle arti destinate al piacere, o per dir meglio consacrate a muovere le passioni, composte sono di estetico e di patetico, e dal perfetto maneggio di questi può dipendere la totale loro perfezione. La parte estetica è quella parte materiale che s'indirizza ai sensi, come la vaghezza dei colori nella pittura, l'armonia nella musica, la scelta delle parole nella eloquenza(1), la sonorità del verso nella poesia (2) e simili. La parte poi

(1) S. Teresa in tutte le sue opere scritte in lingua spagnuola, si servi di una così felice scelta di parole e di armoniose desinenze che fece esteticamente dire al Majans:" Se gli angeli parlar dovessero, parlerebbero il di lei linguaggio».

(2) Il verso suole come la musica esprimere qualche volta il pensiero colla qualità della sua armonia. Per far ciò bene, si richiede però un gran poeta, e pochi ve ne sono di tali. Virgilio, imitando un verso dell' iliade di Omero, scrisse nell'eneide, lib. VIII.

Quadrupedante putrem sonitu quatit ungula campum. » Anche in prosa si può spesso esprimere felicemente il pensiero coi vocaboli. Ci dice in fatti Cicerone che Tucidide

patetica ha riguardo al sentimento, ed è quella che desta in noi gli affetti e le passioni. Nasce questa dalla scelta del soggetto e dalla sua azione, la quale fa tale impressione nell'animo nostro che noi crediamo veri e reali quegli oggetti che ci presentano il pittore, l'oratore, il poeta e c'interessiamo delle loro sventure o delle loro felicità.

Per giungere più facilmente al cuore giova molto che l'artista si affretti a guadagnare i sensi, e che ad essi diriga i suoi primi attacchi. Così quando noi ascoltiamo una poetica composizione, il primo sentimento che proviamo è il diletto, col quale l'armonia del verso o della rima si cattivano il nostro udito; a questo ne succede immantinente un altro di genere diverso, che sarà un movimento di compassione o di riso, che si desta nell' animo. Quelle discipline destinate al piacere dei sensi furon dette l'estetico, e quegli artificj per muovere gli affetti del cuore il patetico.

L'estetico delle belle arti consiste nella simmetria ossia nell'ordine. La simmetria e l'ordine (1) sono quelle relazioni che hanno le parti fra di loro e al tutto. Così le linee di qualunque genere nell'architettura; gli accenti a certe numerate sillabe nella poesia, il chiaro e le ombre

parlando di battaglie ci trasporta quasi presenti ad un combattimento e colla elevata cadenza ch'ei dà alle sue parole, ci fa sentire in certo modo le trombe marziali.« De bellicis scribens concitatore numero videtur bellicum canere. » (ad M. Brutum.) Allora possiamo chiamare la lingua il pennello che delinea la pittura, ed i termini i suoi colori.

(1) Dice perciò Platone: « L'ordine è il fondamento del bello. Non per altro ci piace una fabbrica, se non perchè la similitudine, l'uguaglianza, la convenienza e l'armonia delle parti di un bello edifizio (che noi chiamiamo simmetria) tutte si riducono ad una specie di unità, che rende paga la nostra ragione.

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nella pittura e similmente delle altre. Piace in fatti un'opera di architettura quando tra le parti e l'edifizio intero venga osservata la simmetria, la quale prende immediatamente origine dalla stessa natura (1). E piace così un volto, se corrispondono all'altezza della fronte quella del naso, del mento, delle orecchie; la grandezza delle pupille, della bocca e delle ciglia. Insegnò a tal proposito Vitruvio, che un edifizio deve offerire all'occhio quella medesima simmetria che si osserva nel corpo di una bella persona. Dalla connessione delle idee, che l'anima trova nella simmetria, avviene che gli oggetti in cui essa è giustamente osservata (2) s' imprimano meglio nella mente.

Un pittore, per esempio, copierà facilmente nella sua tela la facciata di un bello edifizio; ma giungerà con pena e fatica a ritrarne una, in cui sia ogni cosa disordinata e confusa. Egli è più agevole mandare a memoria una composizione poetica che una descrizione in prosa; giacchè avvi nella prima la misura, ossia la simmetria, per

(1) La simmetria deve farci nascere quell'interesse, che abbraccia tutta insieme l'immagine di un'opera. Un quadro troppo grande ci desta meno diletto, perchè sproporzionato alla nostra vista, e ci sparge una confusione difficile a dileguarsi. È bello un oggetto architettonico, quando le sue parti principali sono congegnate in modo, che l'occhio venga successivamente colpito dalla più sino alla parte meno considerevole. Ciò riceve molta agevolezza dalla euritmia, che alcuni hanno confuso colla simmetria. L' euritmia consiste nell'uniforme corrispondenza delle parti simili. Il portone, per esempio, è nel mezzo della facciata di un palazzo; le finestre, le decorazioni ed altro devono essere egualmente disposte da un lato, come dall'altro. Ci diletta allora l'euritmia perchè ci scuopre subito, e con facilità il tutto dell'oggetto, mette l'ordine nelle cose e ci solleva dalla pena della riflessione.

(2) Dico giustamente osservata, giacchè non vorrei che Belle Arti.

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