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conobbero le vere bellezze dell'architettura. Il genio di queste nazioni tendeva più al gigantesco e meraviglioso, che a ciò che chiamasi grazia, nobiltà, ed eleganza (1). Senza entrare nella oscurissima quistione, per sapere se gli egizj appresero dai fenicj, e questi dagli ebrei la loro architettura, io son di parere, che i greci senza servire ad alcuna di quelle nazioni, tolsero la pesantezza e l'inutilità delle fabbriche egizie, e la grossezza e la sproporzione delle fenicie e delle assirie, preferendo le bellezze semplici, e naturali all'asiatica ostentazione e caricatura. Fino ad essi le opere di quest' arte non furono per altro rimarchevoli, che per l' enormità della massa e dell'intrapresa. Parevano piuttosto le opere dei titani, che degli uomini. Abbagliavano la vista, ma non allettavano l'animo. Recavano meraviglia, ma non parlavano al cuore. Nelle greche colonie dell'Asia minore fu il primo trionfo di quest'arte (2); ivi si formò il gusto architettonico (3); ed ivi ebbero l'ori

(1) Bisogna però confessare, che l'architettura era assaissimo dipendente dalla situazione dei popoli, e dalla qualità del terreno, che essi abitavano. Agli egizj, abbondanti di marmo, piacquero i massi gravi. L'architettura greca, analoga alle produzioni del suo clima, era copiosa più di pietre, che di vegetabili. La romana all'incontro più ricca di alberi che di marmi, li usava più pronta senza neppure avvedersene, L'architettura dei mori tutta forata ed a filo-grana, faceva le delizie di quella nazione bruciata dal sole.

(2) I primi Architetti Greci, de' quali ci fa menzione la storia, furono Trofonio, ed Agamede, che vissero quattordici secoli prima di Gesù Cristo. Il trattato di architettura dell'antico Ermogene esiste fino ai tempi di Augusto; e Vitruvio lo chiamò il padre della bella architettura.

(3) Il vero gusto dell'arte non consiste nell'uso delle colonne e delle basi; queste invenzioni sono semplici, facili, e dirò ancora naturali. Il prodigio si fonda nel determinare i

gine i due primi ordini, cioè dorico, e jonico (1). L'or dine corintio è di gran lunga posteriore, e sembra di aver avuto la cuna nelle isole dette propriamente la Gre cia (2). Egli è quindi sorprendente, che le proporzioni della greca architettura restano quasi ancora immobili, e che dopo ventidue secoli, si cerca invano di migliorarle. Sem bra che le composizioni dei greci siano state destinate ad essere eternamente il modello delle arti (3). Gli etruschi in

rapporti delle altezze; l'unione armonica, l' equilibrio delle masse, e la precisione, e l'eleganza dei risalti, e dei contorni.

(1) Abbiamo dato di sopra l'origine dell' ordine corintio, e se gli storici non c'ingannano, l'epoca dell' ordine dorico si assegna al tempo di un certo principe di Acaja, e del Peloponneso, di nome Doro, che visse dieci secoli prima di Gesù Cristo, il quale consacrò in Arga (come vuole Vitruvio) alla dea Giunone un magnifico tempio, che a caso riusci di quest' ordine.

(2) Goguet, orig. des arts. M. Le Roi vuole (Ruines de la Grece che l'ordine corintio non differisca dagli altri due insieme.

(3) Dacchè furono inventati gli ordini architettonici, bisognarono soffrire per qualche tempo alcune variazioni, non avendò allora delle regole certe, ed invariabili. L'altezza della colonna dorica, compresovi il suo capitello, fu di cinque diametri, come si vede nei dorici di Pesto; lo fu qualche volta anche di quattro, come si osserva in un antichissimo tempio sussistente tuttavia a Corinto. Ai giorni di Pericle arrivò a sei; tale è il portico di Minerva in Atene. I Romani portarono l'altezza di questa colonna a sette diametri, e fino a sette e mezzo, come si scorge in quei monumenti futti in Grecia sotto l'impero di Augusto e di Adriano. Gli architetti moderni la fissarono costantemente ad otto diametri, dandone sette al fusto, ossia all' intero scapo, mezzo al capiBelle Arti.

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ventarono un altro ordine, detto perciò il toscano; ed i romani quello chiamato il composto. Il primo, perchè meno ornato di tutti gli altri, venne chiamato ruvido, e basso, a dispetto che si avvicini di più alla semplicità della natura; e l'altro fu accusato di soverchio ornamento, e di aver rubato le volute all' ordine jonico, ed al corintio le due liste di fogliami per fregiarne il suo capitello (1). Questi soli cinque ordini di architettura hanno riunito i suffragi di tutte le nazioni, ed hanno usurpato essi soli i! nome di veri ordini. L'ordine attico, cariatico, persiano, chinese, egizio, gotico, rustico ec. sebbene non differiscano in molte parti da quelli, ebbero il nome piuttosto di stili, che di ordini (2). Per lungo tratto di tempo non si fece altro uso in ogni edifizio, che di un ordine solo; ed il costume di mischiarli insieme cominciò assai tardi presso i

tello e mezzo alla base (Milizia, Princ. d'Archit. Civ.). Questa si è tutta la variazione, che ha sofferto la greca archi

tettura.

(1) I fogliami, de' quali ornansi i capitelli, sono d'ordinario di quattro specie, cioè, di acanto, ossia branca ursina, di prezzemolo, di lauro, che abbiano un taglio ad ogni punta, e di ulivo tagliuzzati. Vitruvio però al dir di Galiani insegnava, che l'ordine composto altro non era, che il corintio, e proibiva perciò di crederlo diverso. L'ordine poi toscano non è, che il dorico più semplice.

(2) Non può dirsi affatto, che l'architettura chinese abbia dei rapporti colla greca, e colla romana. Acosta (Stor. nat. e mor. delle Indie) nella descrizione, che ci fa del loro teatro, ci addimostra la gran diversità del loro gusto da quello delle altre nazioni; e tutte le opere, che di là ci provengono, ce ne convincono abbastanza. Lo stesso potrebbe dirsi in qualche modo dell' egizio: ma non già degli altri, che sono modificazioni di quegli antichi ordini greci, e romani.

greci (1). Si osservò però costantemente, che il più sodo si dovesse situare nella parte inferiore, per sostenere il più carico. Il dorico stava sempre al di sotto del jonico, e questo del corintio (2).

(1) Si è creduto mai sempre, che disconvenisse ad un tempio mostrare nella sua facciata due differenti ordini di architettura, giacchè lo farebbero credere diviso in due piani, cosa che si verrebbe a smentire nell' entrarvi. Palladio conoscendo infatti questa verità, non si servi nell' esteriore delle chiese, che di un ordine solo. Gli vennero attribuite le chiese di S. Lucia, e delle zitelle di Venezia, colle facciate a due ordini. Molti intendenti però, fra i quali il sig. Milizia (Mem. degli archit. T. II.) negano di essere queste opere palladiane; giacchè il carattere, le dimensioni, le sagome dicono di no. Nelle facciate dei palazzi possono benissimo concorrervi diversi ordini, l' un sopra l'altro, additando i diversi piani, ne' quali è internamente diviso l'edifizio.

(1) Andrea Palladio (lib. I.) La disposizione naturale di tutti questi cinque ordini è la seguente; toscano, dorico, jonico, corintio, e composto. Lo Scamozzi (lib VI.) vuole però, che il composto si collocasse al di sotto del corintio, credendolo più sodo. Ma oltre che gli osta il venerando costume dell'antichità, gli si oppone ancora, che rappresentando il capitello dell'ordine composto (come altresi quello del corintio) un più leggiero cesto ornato di foglie, così non è atto di sua natura a sostenere un gran peso. Il capitello composto si mette in fatti sopra le colonne storcellate, perchè sono queste più ricche che sode; e vaghe piuttosto, che forti. Si avverta ancora religiosamente, che nella distribuzione degli ordini, non si dee giammai omettere l'ordine intermedio. Il passaggio dal dorico al corintio sarebbe uno slancio. Il replicare lo stesso ordine è un eguale difetto. Il colosseo ed il teatro di Statilo Tauro vengono accusati di questa fastidiosa uniformità. Di

Le umane cognizioni sviluppate dal tempo, dall'esperienza, e dall'industria, fecero distinguere regolarmente tre specie di architettura; cioè civile, perchè di uso alla civil società; militare; e navale. Non mi fermerò lungamente a parlare nè della militare, nè della navale (1). La prima di queste appalesa un oggetto il più barbaro, e il più micidiale. Non contento l'uomo del suo, cercò di usurpare l'altrui, e v'impiegò la forza, ed il coraggio. Vivendo allora più di preda, che di fatica, giudicava, e vendicava da se stesso i torti, che credea di aver ricevuto; ed il timore, ed il bisogno gli fecero cercare un mezzo di prevenire le mire di un inimico più potente di lui. Sin dall'infanzia della società, fu egli costretto a ricercare i semi dell' architettura militare, e ad opporre argini alle violenze, ed agli insulti di qualche licenzioso. Ciò che era bastante per pochi uomini, non lo fu più quando le passioni, il capriccio, la ferocia, ed un uso smoderato della propria volontà, alimentando la rivalità dei popoli, la memoria di certi pretesi oltraggi, certe idee di diritti e di preferenza, fecero accordare da ogni nazione, ed in ogni secolo i maggiori premj a colui, che avesse fatto trionfare un'arte distruggitrice, e funesta all'umanità. Ecco allora svilupparsi il necessario germe di quest'architettura, per prevenire i mali, che gli uomini minacciavano agli uomini, innalzando fortificazioni, apponendo trincee, ripari, fossate, e simili.

versi ordini poi in un solo piano, rovinano l'unità, ed insultano il buon senso.

(1) Io non fo in questo luogo menzione alcuna dell'architettura idraulica, ossia dell' arte di fabbricare nell' aequa. Essa è invero differente da quella, che chiamusi navale, addetta alla costruzione dei vascelli, e di altre macchine galleggianti: ma vi ha però qualche analogia. A seconda del marchese Galiani (Comment. a Vitr. ) la sua più stretta connessione è colla civile.

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