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son per essa ristabiliti o hanno moderato almeno i loro furori e le loro smanie. Sappiamo infatti che David col dolce suono della sua arpa sgombrava a Saulle la tristezza del di lui cuore.

cuotendo l'aria, muove le nostre fibre, i nostri nervi e ci scuote e ci agita sensibilmente col mezzo del piacere. Molte osservazioni fecero conoscere la necessità di situare le orchestre in certi dati luoghi e di costruirle in modo tale che non ne restassero assorbiti quei suoni che vanno svolazzando per l'aria. Ove però non siano praticate queste acustiche teorie, l'effetto della musica è infinitamente minore, e si dissipano quasi tutte le sue piacevoli bellezze.

SEZIONE SECONDA

IDEE SUI MOTIVI DE' PROGRESSI

NELLE BELLE ARTI

Appena

Appena si uni l'uomo in società gli si accrebbero i lumi, i bisogni ed i mali. Conobbe esservi altri piaceri che aggiunger poteva a quelli della natura e che gli sarebbero apportati dall'occhio e dall' udito (1). Il suo cuore agitato dalle sociali passioni, non poteva più gustare le delizie di un sentimento troppo tranquillo per lui. Si avvide essere il piacere un secondo ordine di bisogno nella esistenza e cercò nelle belle arti il mezzo di moltiplicarlo. Nojato dal diletto sempre eguale che presentavagli innanzi la semplicissima natura, ricorse all'ingegno per avere una nuova serie d'idee e di sentimenti che provar gli faces

(1) Essi soli ci possono rapportare questi piaceri, giacchè tutti gli altri sensi sono assolutamente sterili per le Belle Arti. La pittura, la scultura, l'architettura e la danza parlano agli occhi, la poesia, la musica e l'eloquenza all' orecchio. Il giudizio però degli occhi non è così fino come quello delle orecchie. Un verso falso, un quarto di tuono più o meno acuto ci ferisce; le piccole diversità nell'architettura, pittura e scultura non è facile scoprirle. Però vi fu chì pa-ragonò la musica ai versi e l'architettura alla prosa.

sero i non mai intesi piaceri, e giunse felicemente a scoprirli. Chiamò egli allora queste arti, belle per eccellenza, perchè s'insinuavano nel cuore per la via del piacere. Tali sono in fatti la poesia, l'eloquenza, la musica, l'architettura, la pittura, la scultura e la danza co' loro derivativi (1).

Moltiplicate le sue cognizioni distinse egli tre specie di arti; alcune le chiamò di bisogno, altre di diletto, e le terze finalmente di utile (2). Si è però osservato con maraviglia che le arti destinate al piacere, sono altrettanto antiche quanto le più necessarie (3). L'oggetto quindi di esse tutte si è o di servire o di abbellire la società. Le prime furono dette meccaniche e le seconde liberali (4).

(1) L'Arte (per esempio) dell'intaglio derivò dalla scultura: il musaico è figlio della pittura; l'incisione sia in rame, in pietra o in altro, nacque dal disegno; il gesto infine riconosce l'origine dalla danza pantomimica e così delle altre.

(2) Quelle di bisogno impiegano la natura com'è, senza badare più oltre; tali sono il linguaggio ordinario e non istudiato, l'imperfetta architettura e simili. Quelle della seconda classe inventate per apportarci del piacere ed istruirci sono la poesia, la pittura e l'eloquenza. Da quelle poi che riguardano l'utile, nacquero la soda architettura, cioè l'arte di fare gli alberghi forti, durevoli, comodi, decenti e senza alcun vago ornamento, ed il linguaggio in qualche modo preparato a fine di agevolare la memoria.

(3) (Gognet, Orig. des loix, arts et scien. T. I.)

(4) Al dire di Seneca furono dette liberali, perchè degne degli uomini liberi. « Haec studia dicta sunt liberalia quia homine libero digna sunt. » Omero lasciò scritto che la servitù toglie la metà del valore, e disse anche poco. « Dimidium virtutis aufert dies servitutis (traduz. dal greco della Odiss.) Ed in vero tra le mani della schiavitù tutto degenera, tutto si altera e si corrompe.

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Il fondo di esse è la natura (1) in cui il Creatore ha collocato tutte le provigioni dell'umana vita.

Noi abbiamo scorso in qualche modo la storia di queste arti. Le abbiamo accompagnate dalle deliziose contrade dell' Asia nei fertili e caldi paesi dell' Africa, e quindi nella galante Europa (2) Esse avevano brillato da tempo immemorabile in Assiria, in Babilonia ed in Egitto (3). Ma per quanto avessero elleno fiorito presso gl' indiani, gli ebrei, i chinesi, gli egizj, i medi, gli arabi, i fenicj ed i caldei, non poterono arrivare giammai all' apice di lor perfezione se non presso i greci; presso quel popolo sagace ed illuminato, che consacrava la massima attenzione

"

(1) Artes repertae sunt docente natura ». leg. lib. I.)

(Cic. de (2) Le Arti (diceva il Czar Pietro) fanno costante

" mente il giro del mondo. "

"

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che la cuna delle Belle Arti

Il conte di Caylus pretende

fosse stato l'Egitto; ecco le

sue parole: "On les voit formés en Egypte avec tout le

« caractére de la grandeur; de là passer en Etrurie, où ils acquièrent des parties de détail, mais aux dépens de cet« te même grandeur être ensuite transportés en Grèce. (Re«cueil d'antiquit. T. I.) Il Sig. de Voltaire però così scriveva all'Imperatrice delle Russie Catterina II. Sussisteva

"

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negli antichi secoli un proverbio, che i Caldei avessero in"segnato le Belle Arti all'Egitto e l'Egitto alla Grecia. Ar« disco di dire che gli Etruschi sieno stati eruditi in tutto,

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molto prima de'greci, e i loro successori formano per an

che generalmente parlando, il popolo più colto e garbato dell'Italia non solo, ma di tutta l'Europa.

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(3) Le Capitali dell'Egitto erano tre, Tebe, Menfi ed Eliopoli. Omero descrive nel IV libro dell'Odissea la floridezza delle arti di Egitto e la loro eccellenza. Ne' doni fatti da Polibio Sovrano di Tebe a sua moglie ed in quelli che si conservavano in Menfi vi si vede disegno, gusto e finezza.

a tutte le più eleganti cose nelle Belle Arti. Talchè il greco gusto e la greca maniera è passata in proverbio volendosi indicare un'opera raffinata. Essi aprirono alle arti tutte un campo sterminato (1).

Un infinito numero di scrittori hanno ricercato filosoficamente la cagione de' loro progressi, si nelle scienze che nelle arti ed ha secondato ognuno le proprie idee e i proprj sentimenti. L' assegnarono alcuni alla qualità del clima (2), ed altri alla forma del governo.

Per la prima il presidente del parlamento di Bordo si esprime così: Il freddo restringe le fibre, e fa il • corpo più forte: ma allora il succo nutritivo è più grossolano, e lo spirito ha minore vivacità. Il troppo caldo

"

" anima, vivifica, e trasporta soverchiamente; sicchè le

(1) Per Greci, non intendo solamente coloro che popolavano l'Acaja, la Macedonia, la Tracia, il Peloponneso e le isole del mar jonico e dell' arcipelago: ma quei Greci ancora che abitavano l'Italia, l'una e l'altra Calabria, la Basilicata, la parte meridionale di qua della terra di Bari e di Otranto, chiamate dagli antichi, Magna Grecia » oggi provincie del regno di Napoli, dal mar di Toscana sino all'Adriatico; e quei Greci inoltre che con alcune colonie cretesi popolarono in diversi tempi la Sicilia, e la fecero fiorire nelle scienze, nelle arti, nell'agricoltura e nel commercio.

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(2) Hume (Essais Moraux, Ess. XXIV.) ed Elvezio (Discours III). han procurato di screditare Montesquieu, per aver dato di troppo al clima. Noi senza sposare verun partito ci atterremo alla via di mezzo, come la più scevra d'inganni e di paradossi. Diremo quindi che il clima influisce sul fisico e sul morale dell'uomo, non già come causa totale ed assoluta, ma bensì come causa concorrente. Circa poi alla sua influenza sarà ella sensibile e notoria solo nelle regioni estremamente calde o in quelle freddissime, non potendosi affatto distinguere ne'climi temperati.

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