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pravarci (1). Che cosa dicono mai al cuore quei balli, che noi chiamiamo minuetti, contradanze, e specialmente il walser e simili (2)?

Ma gli Apologisti stessi di questa facoltà sono costretti loro malgrado, a confessare, che fra tutte le belle arti, la sola danza è imperfetta, e servile. Deve ella implorare il soccorso, e ciecamente ubbidire alla musica, che la partori, e che la sostiene. La persona, che balla (dice Montesquieu) è un istromento, che accompagna la voce, che * canta. >>

"

Noi dobbiamo riporre la musica fra le prime scoverte dell' uomo. Avendo egli ascoltato il melodioso canto degli

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(1) A questo proposito, l' illuminato ballerino Noverre, nella sua decima lettera, sopra la danza, scrive così: « Se vogliamo avvicinare alla verità la nostr'arte, bisognerebbe " dar meno attenzione alle gambe, e più cura alle braccia; abbandonare le cavriole, per l'interesse dei gesti; far me"no passi difficili, e far parlar meglio la fisonomia; non " mettere tanta forza nell'esecuzione, ma mischiarvi più sen" so; allontanarsi con grazia dalle regole strette della scuola, per seguitare le impressioni della natura, e dare alla "danza l'anima e l'azione, che deve avere, per interes

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(2) Per riuscire in questa bell'arte e particolarmente in quella, che si esercita sul teatro, bisogna, che il professore sia stato formato dalla natura di un corpo agile, vago e di giusta simmetria. Ad un danzatore del teatro d'Antiochia, che rappresentava Ettore, ma che era di troppo piccola statura, gli fu detto dal popolo. Quando vedremo Ettore? Giacchè tu non sei, che Astianatte. » Ad un altro poi che era lunghissimo, e rappresentava Capaneo, sotto le mura di Tebe, gridò il popolo. Tu non avrai bisogno di scale " per dar l'assalto, giacchè sei più alto delle mura. » Tanto quel popolo era buon conoscitore, e difficile a contentarsi.

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Belle Arti.

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uccelli si credè capace d'imitarli (1). Si avvide ben presto, che era un ente più perfetto, e che i suoi sforzi erano più felici dei loro. Colpito di meraviglia, per ciò che era sparso nell'universo, volle cantare le glorie del suo Creatore. Non gli bastava il solo linguaggio (sebbene poetico) ai trasporti di sua ammirazione. Vi abbisognò la musica per secondare tutto l'entusiasmo del suo cuore, e quella segreta voce, che parlava così bene all'anima sua. Si servi egli allora di un arte, che era il più profondo segreto, che aveva rubato alla natura: ma che gli era ispirato dalla natura istessa, o nel bollore dell'ammirazione, o nell' eb

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Egli è facile il credere, che il canto degli uccelli, i differenti suoni della voce degli animali, il diverso rumore ec· citato nell'aria dai venti, l'agitazione delle foglie degli alberi, il mormorio dei ruscelli, avessero servito all'uomo di norma, per regolare i differenti tuoni della voce. L'uomo aveva dei sensi; sentiva cantare; e ne fu commosso. Il suo istinto lo portava all'imitazione. Lo fece prima colla voce, e cercò poscia di farlo con gli stromenti, i primi dei quali si furono le canne e le pive.

« Et Zephyri cava per calamorum sibila primum Agrestis docuere cavas inflare ciculas.

cret. Ibid.)

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(Lu

A seconda dell'applaudito sistema musicale di Cartesio, di Marsenne e di Rameau, che più felicemente degli altri spiegarono colle leggi matematiche, essere tutto l'armonico triplice di sua natura, e portar seco la quinta e la terza maggiore, ne segue, che anche i semplici gridi di allegrezza e di giubilo, che sono in natura, hanno il loro fondo di armonia e di concenti musicali.

brezza della gioja, o nel delirio dell'amore (1). Quest'arte però, a dispetto della sua grande difficoltà, non tardò molto a perfezionarsi. Il testimonio di Mosè, intorno al quale non ci è permesso di destare il menomo dubbio, ci assicura, che Jubal era peritissimo nella cetra e nell' organo (2), stromento, che contiene in se la più armoniosa perfezione (3). Ma quando fu inventato il canto periodico, e sim

(1) Non v' ha dubbio alcuno, che sia il canto una delle prime espressioni di sentimento, dateci dalla natura. Etla ci suggerisce questa specie d'istinto, per addolcire la pena, la noja e la fatica. Il Pellegrino, ne'suoi lunghi viaggi; il bifolco nel lavorare i campi; il marinajo sul legno; il pastore nel custodire il gregge; l'artigiano nel suo lavoro, cantano o suonano quasi tutti machinalmente e mitigano in tal guisa il loro tedio e la loro noja.

(2)

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Jubal fuit pater canentium cithara et organo. » (Gen. Cap. IV.)

(3) Non sappiamo in vero, se l'organo di cui servivasi Jubal, il quale visse sette secoli prima del diluvio, fosse lo stesso di quello, che noi usiamo oggidì. Gli Ebrei, de' quali possiamo avere una più distinta idea, aveano gli organi, quasi in tutto simili ai nostri. Non credo poi di aver niente azzardato contro la verità nel dire, che sia l'organo it più perfetto stromento; giacchè in esso si comprendono tutti quelli di corda e di fiato, ed abbraccia egli solo, la scala dei soprani, e quella altresi dei bassi. Ecco alcuni versi relativi. Nè il contrabasso o violoncello

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Del soprano arrivar puote all'acuto;

« Nė il violino, o viola al vero basso.

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L'organo solo è lo stramento pieno;

Che tutti que' di fiato, e que' di corda

In se racchiude, e i varj suoni esprime;

E talora il vince si, che sembra

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metrico allora si conobbe il valore, ed il pregio tutto della musica. L'amore, che si ebbe per quest' arte, contribul assaissimo a digrossare, a pulire le lingue, ed a renderle più espressive, più energiche, e più soavi. L' anima depositaria, e creatrice ancora di pensieri sonori ed armoniosi, scopri tutto l'incanto, che poteva apportarle l'orecchio; ne restò paga, e parea, che non avesse più, che desiderare (1).

La Musica, semplicissima nella sua origine, era strettamente accoppiata alla poesia 2), ed impiegava quel picciolo numero di suoni, che allora avea, per assicurare il trionfo della sua compagna. Così si mantenne, per molti secoli ancora dopo il diluvio; ed ai tempi di Giacobbe, si lagnò Labano con suo genero, per non averlo portato al canto dei cantici (3).

La Mesopotamia, situata fra il Tigri e l'Eufrate, uno de' più bei climi della terra, contende all' Egitto la prerogativa, di aver servito di culla alla musica (4). Gli Egiziani però, vogliono ripeterla da Mercurio Tismegisto. Nella loro solenne processione, quando portavansi in trionfo i di lui libri, un musico precedeva gli altri tutti, tenendo in mano

(1)

Quippe illam resonant omnes laudantque ca(moenam

« Quae, novitate placens, insuetas fertur ad au

(res.

(Homer. apud Long. Frag.)

(2) « Altera enim ab altera olim non sejungebatur.

(Plut. de Musica.)

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(3) "Cur ignorante me fugere voluisti, nec indicare mihi, ut prosequerer te, cum gaudio, et canticis, et tympanis, et citharis? (Gen. Cap. XXXI.)

"

(4) La Bibbia ci dà un distinto ragguaglio di molti stromenti musicali, usitati dagli assirj e dai caldei, che è tutto quello, che possiamo sapere della loro musica. (Si legga Daniele Cap. III. L'apocalis. Cap. XVIII.)

1

il simbolo della musica, ed il volume degl' Inni Sacri. Filone e Clemente Alessandrino ci affermano, di aver Mosè imparata quest'arte degli Egizj, e che gli Ebrei riconoscevano quei popoli per loro maestri in questa facoltà. In Gerusalemme, fece ella i suoi più felici progressi, e la sua più luminosa comparsa. Gli Ebrei, che doveano esercitarla, come una liturgia di religione, aveano un infinito numero di stromenti, che ci sono in gran parte sconosciuti (1). La scarsezza dei loro fasti ci farà rivolgere lo sguardo in Grecia, presso quel popolo, che per un certo straordinario, non comune alle altre tre nazioni, ci produce dell' entusiasmo, e della meraviglia. I Greci curiosi, ed amanti di novità, erano incapaci di moderazione. Aveano essi tanta vivacità, che ne venia qualche volta a soffrire la loro ragione. Crederono, che Apollo avesse istituita quest' arte là sulle cime del Parnaso, col soccorso della musa Euterpe (2), e delle altre sue sorelle, per cui le fu dato il nome di musica. A questo dio davano essi l'invenzione della tibia, della pifera e della zampogna. Nell' Isola di Delo, ove era egli in singolar venerazione, il suo simulacro teneva un arco nella destra, e le grazie, che gli stavano attorno, portavano diversi stromenti musicali. Dicevano, che quest' arte è gratissima agli animali (3) ed ai pesci medesimi, per cui il

(1) Chi bramasse una notizia individuale de❜loro musicali stromenti, potrà consultare il P. Martini (Stor. della Mus. T. I.) il sig. Saverio Mattei (Dissertazioni sulla versione de' salmi) il P. Bonanni (Gabinetto armonico) ed il sig. Bianchini. (Dissert. de trib. gener. istrum. Musicae veterum organica.)

(2). Sotto di un olmo Euterpe la selvaggia
Fa che alle dolci canne il bosco echeggi.

(Perault.)

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(3) Non sarà discaro al mio lettore, che io qui riferisca la storia della Pica, ossia Guzza, una delle più strane,

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