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Harvard College Library

Dec, 2, 1921

J.J.Lowell fund

MDCCCLXXXIV.

ADUNANZA DEL 6 GENNAIO

la prima del nuovo anno academico.

presidente sig. cav. Gabriele Rosa è lieto di rivedersi intorno la corona degli amici che le ferie autunnali tennero alcun tempo divisi, e salutando il ritorno di essi ai geniali e utili studi, augura loro nobili mete e generosi propositi. Rammenta che al principio dello scorso anno invitò a proporre, se ad alcuno mai paresse opportuna qualche rinnovazione delle discipline della nostra academia per accrescere il fervore dell'opera, che egli vorrebbe maggiore. Tre diverse proposte vennero presentate, delle quali fa brevi parole, e delle difficoltà che le contrastano, conchiudendo che a tutto la buona volontà può supplire, la quale, dove spieghi la sua energia, val sola per tutte le discipline più saggie mentre queste senza essa non sono che lettera morta. Giova pertanto, finchè il nostro statuto non sia regolarmente modificato, continuare con esso, come facciamo, liberamente interpretandolo.

Si congratula che sia dalla magistratura provinciale stato accordato un sussidio annuale di lire cinquecento alla biblioteca Queriniana, istituzione veramente di utilità più larga

che non la cerchia delle mura cittadine. Indi piglia argomento di ben augurare per la istituzione tanto già desiderata e raccomandata del Museo di prodotti naturali, alla quale certo concorreranno Provincia e Comune, e sarà titolo e merito nuovo dell' Ateneo; il quale egli vorrebbe non fosse rimasto straniero al sorgere della Banca agricola bresciana di recente con buoni auspici istituita. Fu pure testè per l'ordinamento e l'illustrazione del Museo civico de' tempi cristiani assegnato il fondo di lire cinquecento, residuo della somma stata già destinata alla Commissione provinciale per la conservazione e l'illustrazione de' patrii monumenti. Ebbe quel museo suffragi e lodi da visitatori italiani e stranieri, ed è ornamento pregevolissimo di Brescia, tal che meritato vanto spetta all' Ateneo per la parte che prese attivissima alla sua fondazione. Vuol ora essere convenientemente illustrato: ed è còmpito bello e degno dell'Ateneo: a' cui studi l' indefesso presidente, insieme colle illustrazioni naturali, archeologiche, storiche, letterarie, singolarmente di casa nostra, raccomanda in modo specialissimo le questioni sociali economiche, le igieniche più urgenti, e tutte quelle che hanno di mira il pro del popolo, cioè del maggior numero di que' che soffrono e lavorano, e l'incremento e la floridezza in generale della nazione.

Fatto cenno in fine della disciplina ond'è prescritta al termine di ogni biennio la rinnovazione della presidenza, e solo per eccezione permessane la conferma per un secondo biennio, lodandola siccome buona e liberale, onde anche le maggiori cure sieno giustamente divise, chiede che di tal eccezione, usata a lui altra volta, non si rinnovi ora l'esempio, ma si ottemperi interamente al disposto e allo spirito dello statuto.

Lo stesso presidente sig. cav. Gabriele Rosa legge dipoi Sulle pievi bresciane. « Il cristianesimo, romanizzato e assiso « sul trono dei Cesari, denota reazione di barbari e di schiavi

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«< contro i Quiriti. Il cristianesimo, riforma democratica del « mosaismo, si diffuse parlando prima greco popolare, indi latino volgare. Quando Costantino col mezzo di cristiani conquistò la corona ed elevò il cristianesimo a religione ufficiale dell'impero, il cristianesimo escito dalle catacombe ⚫ assunse splendore esterno romano; il vescovo di Roma surrogò il sommo sacerdote della metropoli, chiamato ponte«fice dai sacrifici al Tevere che faceva nel maggio sul ponte ligneo (sub licio). E di mano in mano che il culto cristiano << sotto le ali degl' imperatori si propagò abolendo il poli<< teismo e confiscando a suo profitto i sacrari, i templi e le « dotazioni loro, si ordinò sulle circoscrizioni politiche ed am«< ministrative romane; e raccolse e serbò le reliquie della «< coltura romana, greca e latina, nelle arti e nelle lettere.

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« La storia dei primi ordinamenti del cristianesimo quindi « s'innestò immediatamente sulle tradizioni romane, per modo « che le diocesi combaciarono colle prefetture, e le pievi coi « pagi, centri distrettuali federali di culti e di mercati. Pei «< sacrari centrali si preferivano siti cospicui, elevati, onde dal « greco пy (colle) chiamossi pago (onde i pagani) il compartimento federale accentrato nel tempio, ove faceansi i « sacrifici e i mercati, e dove giudicavasi. De' pagi nostri ri« mangono lievissime indicazioni in lapidi romane, e quasi « nulla ne sapremmo se non soccorressero le tradizioni e le reliquie delle pievi cristiane che li surrogarono. Questi pagi « rappresentavano anche le plebi, federazioni di vicinie. Come « i Germani tradizionalmente si ordinavano per gau, distretti, « federazioni di gard somilianti ai clan dei Celti, i Latini fe« derando vici o vicinie componevano pagi o plebi (da radice « sanscrita plev, servire). L'attuale pieve cristiana di Tre« mosine ripete la plebs che ai tempi romani colà pose lapide «< a un decurione ed edile di Brescia, perchè, secondando la << domanda del popolo, vi ristaurò l'ara di Bergimo; quel << nume montano che si invocava anche sul colle di Brescia,

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« simile al Saturno adorato nella valle Rendena ancora nel

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principio del quinto secolo ».

Indicata così l'origine delle pievi, il cav. Rosa osserva che il cristianesimo, escito dal giudaismo, dovette prima naturalmente diffondersi nelle città dove per commercio era frequenza di Ebrei con sinagoghe; e però Brescia, stazione di Ebrei avanti Costantino, com'è dimostrato dalla lapide iscritta COELIAE PATERNAE MATRI SYNAGOGAE BRIXIANORUM qui trovata, è probabile che nella riforma cristiana abbia preceduto parecchie città dell'Italia settentrionale. Tuttavia lo stesso Gradenigo, coscienzioso scrittore della storia de' vescovi bresciani, confessa che le notizie certe di questi cominciano solo da Filastro intorno l'anno 380 (1), il tempo di Ambrogio e Agostino, ch' egli visitò a Milano. « Le prime chiese ricor«< date nella diocesi bresciana sono quelle a Brescia di S. Andrea, di S. Apollonio, di S. Fiorano, di S. Maria in Sylva, « tutte fuori della cerchia romana; perchè gli altari si erige« vano sulle tombe dei martiri, e questi sepelivansi fuor delle « mura (2); e se corpi di martiri mancavano, cercavansene reliquie pur di lontano. S. Andrea e S. Apollonio erano a << oriente verso Porta Torrelunga; e furono distrutte, la pri«< ma nell'assedio del 1428, l'altra alla costruzione delle « mura nuove nel secolo XVI. S. Fiorano, sul colle, avea sot« terranei, e forse surrogossi a un tempio a Flora. S. Maria «< in Sylva fu convertita in S. Faustino quando nel secolo VIII << vi si trasferirono da S. Afra le reliquie de' ss. Faustino e « Giovita. I due duomi centrali, quello di S. Maria, l'attuale « Duomo vecchio, iemale, che prima era basilica, nella cui cripta si trasportarono da S. Andrea nel secolo IX le reliquie di s. Filastro, e quello di S. Pietro de Dom, estivale,

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(1) Primus ex nostris episcopis, de quorum gestis aliqua nos tradere posse gaudemus. I. Hieronimi Gradonici Pontificum Brixianorum Series. Brixiae 1755.

(2) In urbe ne urito nec sepelito. Legge delle dodici tavole.

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