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8° Alcune relazioni già pubblicate in Roma fino dall' anno 1745, di Andrea Chiesa e Bernardo Gambarini, col titolo: Delle cagioni e de' rimedi dell' inondazioni del Tevere; della somma difficoltà d' introdurre una felice e stabile navigazione da Ponte nuovo sotto Perugia sino alla foce della Nera nel Tevere; e del modo di renderlo navigabile dentro Roma.

9° Un' opera inedita ed importantissima del letterato, e pittore celeberrimo Leonardo da Vinci, la quale porta per titolo: Del moto e misura dell' acqua.

10° Finalmente un indice generale degli opuscoli, delle opere, e delle dissertazioni contenute in questa prima raccolta.

Francesco Cardinali

Che fu solo a compilare, a rischiarare con note, ed a fare stampare la collezione idraulica sì edita che inedita .

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Il regolamento del fiume Serchio', sopra cui è piaciuto alle SS.VV.

è senza

Illustrissime ordinarmi, che io proponga il mio umil parere, dubbio uno de' più rilevanti interessi, ed insieme de' più ardui, e malagevoli, che da qualche secolo in qua abbia occupati i pensieri, e rivolte a se le cure di cotesta Serenissima Repubblica. La violenza del corso d'un si rapido fiume, che fende la più bella, e la più fertil parte delle pianure lucchesi; la bassezza del sito, in cui esse giacciono ed in cui eziandio è collocata, a vista d'ur sì gran nemico, la loro nobilissima patria; la memoria delle rovine passate, e l'esperienza delle. presenti, cagionate ora da traboccamenti, ora dalle rotture, pur troppo a lui familiari, giustificano abbastanza quella indefessa applicazione, con cui il pubblico zelo sempre ha vegliato a prevenire, per quanto possibil fosse, disordini così funesti. Molte sono state le consulte, intorno a ciò tenute da' loro spettabili cittadini, a' quali ne' diversi tempi ne è stata commessa la cura; molti i rimedi suggeriti da quegl' ingegneri, che la provvida loro attenzione non ha mancato di convocare costà, quando in una, quando in un'altra occasione, da diverse parti dell' Italia. Secondo la varietà delle opinioni, o talvolta secondo i vari lumi, che l'esperienza medesima ne ha somministrați, si sono andate cangiando in più guise le forme de' ripari, e talora mutando eziandio le massime intorno alla condotta generale del fiume; nè per tutto ciò pare, che il successo abbia fin qui corrisposto o alle comuni speranze, o alla gran somma di pubblico, e di privato denaro, che vi è stata impiegata.

Mostrerei ben poco conoscimento di me medesimo, se dopo l'esperienza di tante inutili prove m'affidassi di poter rinvenire quel vero, sicuro, perpetuo, e reale provvedimento, che da sì gran tempo si va cercando, e che forse non è possibile a ritrovarsi. I venerati comandamenti della Serenissima Repubblica, a cui per tante antiche, e nuove grazie clementissimamente compartitemi, mi onererò fin ch' io viva di prestare una cieca ubbidienza e sommessione, ponno bensì largamente discolparmi della taccia di soverchia animosità, se io oso parlare dopo tanti abili professori; ma non ponno già farmi entrare in lusinga, di veder io più oltre di quello, che gli altri hanno veduto. Io pertanto nella giusta diffidenza che ho delle proprie forze, altro non farò che sottoporre timidamente al riverito giudicio delle SS. VV. Illustrissime non tanto la mia opinione intorno alle maniere più praticabili per ripararsi da queste acque, quanto i fondamenti, tratti dalla ragione, e dall' esperienza, sopra i quali l'ho stabilita; non intendendo io che quella debba tenersi in alcun conto, se non quanto meritassero questi d'esser dal chiaro, e perspicace discernimento delle SS. VV. Illustrissime riconosciuti per saldi, e sussistenti. Nel che fare se alquanto più in lungo che non vorrei le tratterò con la presente relazione, spero che l'importanza dell'argomento, e la copia della materia, ma sopra tutto l' esattezza, con cui mi sono proposto di trattarla, mi terranno luogo di scusa.

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Siccome non è possibile mettere riparo ai danni apportati da un fiume, se prima non si conoscono, oltre le regole generali dell'acque correnti, anco le speciali circostanze, e proprietà del fiume, di cui si tratta, così riputai esser mio principale ufficio allora quando nel passato autunno ebbi l'onore di star servendo alla visita de' luoghi danneggiati i loro spettabili cittadini e colleghi, i signori Paol' Antonio Parenzi, e Paolo Ridolfo Arnolfini, il rilevare dalla viva voce delle persone pratiche, ed informate, tutto quello che le misure, e le altre oculari osservazioni non potevano bastantemente insegnarmi intorno agli effetti particolari del Serchio, e ai cangiamenti che fossero in lui seguiti da un tempo all' altro.

La prima notizia, che quasi da tutti ad una voce, e a guisa d'una pubblica querela contra il fiume mi venne portata, fu che egli vada perpetuamente, e universalmente alzando il proprio letto colle deposizioni, e che da questa cagione o unicamente, o principalmente dipendano i danni e le rovine che egli apporta alle pianure aggiacenti. In prova di tale alzamento mi furono indicate dentro il letto di esso a luogo a luogo altissime piagge, e come montagne di sassi deposte, ed accumulate, per quanto dicevasi, da non molto tempo in que' siti dalle sue piene. Seppi, che nel fare alcuni lavori tra il ponte à Moriano, e il

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ponte a S. Quilico (1) si erano trovati avanzi di vecchi cavalletti, che altre volte avevano servito di parate, sepolti parecchie braccia sotto il piano della piaggia presente. Mi fu fatta osservare la casa della guardia, che è situata dentro la cassa del fiume a Ponte S. Quilico, mezza sepolta nella sabbia, e perciò renduta inabitabile nel piano inferiore, e il parapetto del pozzo che è fuor della casa accanto di essa, in gran parte sorrenato, non ostante che 20 anni sono fosse stato alzato da due braccia e mezzo. Finalmente per tacere molti altri riscontri, che me ne furono dati, parlai più volte col sig. Rettore della cura al Ponte S. Pietro, il quale mi attestò che fin dall' anno 1697 era convenuto, per mettersi in sicuro dalle inondazioni, alzare il piano di quella chiesa (dalla quale fino d'allora egli era Rettore) braccia quattro e mezzo, e mi fece vedere ne' muri di essa i segni evidenti del corrispondente alzamento del tetto, siccome ancora nelle case e botteghe di quel villaggio l'elevazione de' piani, che generalmente se ne era fatta, il che non ostante rimangono ancora più bassi de' segni, a' quali alzasi di presente il fiume nelle sue maggiori escrescenze.

Oltre quello, che ricavai dal detto delle persone pratiche, molte altre testimonianze di questo universale alzamento lessi ne' pubblici registri dell' Illustrissimo Ufficio del fiume, i quali le SS. VV. Illustrisime degnarono di permettere, che mi fossero comunicati. Osservai nella maggior parte o sia delle perizie degl'ingegneri, che sono stati consultati sopra questo affare, o sia delle relazioni, che a tenore di quelle sono state portate da 50 anni in qua, all'eccellentisimo Consiglio, non pure prendersi come un supposto certo, ed infallibile la detta universale elevazione dell' alveo del Serchio, ma inoltre presagirsi in alcune di esse sopra un tal fondamento, che le campagne aggiacenti al fiume siano col progresso del tempo per rimanere prive di scolo, e per rendersi inabitabile la pianura, e la città stessa.

Con tutto che questo comun consenso avesse potuto bastarmi per restare persuaso della verità d'un tal fatto, stimai nulladimeno di non dover tralasciare di cercare colle osservazioni alcuno di que' riscontri che potessero darmi dei lumi più accertati sopra una cosa di tanta importanza; l'esperienza di ciò che si era creduto da molti del Pò, e del

(1) Casa della Guardia del Ponte S. Quilico mezza sepolta dalle piene del fiume, e inabitabile nel piano inferiore; il parapetto del pozzo fuori della medesima in gran parte sorrenato non ostante che 20 anni indietro fosse stato alzato braccia 2 e mezzo. Nel 1697 convenne alzar braccia 4 e mezzo il piano della chiesa del ponte S. Pietro come si vede da segni nel muro di essa dell'alzamento corrispondente del tutto.

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